“E’ stata l’occasione – ha spiegato Maricetta Tirrito, portavoce del Co.G.I – per rimarcare quanto sia fondamentale collaborare con la giustizia per portare avanti la lotta alle mafie”.
Roma – Come le mafie fondano il proprio impero partendo dal controllo delle strade, dei rioni, dei quartieri, così la legalità è proprio lì che va affermata, strada per strada, riprendendo possesso degli spazi della collettività, non solo come segnale di presenza dello Stato ma anche come messaggio di speranza e coraggio per chi, stanco di subire, vuole alzare la testa. E, infine, come esempio per i giovani, che non devono vedere i criminali “padroni” dei territori.
E’ il messaggio uscito dal convegno “La lotta alla mafia: a 40 anni dalla legge ‘La Torre’ – Il ruolo dei collaboratori di giustizia”, svolto il 9 settembre 2022 nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, a Roma.
“E’ stata l’occasione – ha spiegato Maricetta Tirrito, portavoce del Co.G.I (Comitato dei collaboratori di Giustizia), tra gli organizzatori del convegno insieme al Laboratorio Una Donna e Legalità è Libertà – per rimarcare quanto sia fondamentale collaborare con la giustizia per portare avanti la lotta alle mafie, ma anche di come lo Stato non deve arretrare rispetto alla criminalità: né lasciando i territori abbandonati a se stessi, né allentando le maglie rispetto alle pene da espiare e al carcere duro”.
A fare gli onori di casa la Consigliera capitolina Rachele Mussolini, che ha sottolineato l’importanza di appuntamenti come questo, dove si è dato voce alle mille facce di coloro che combattono le mafie. Dai sacerdoti di strada agli appartenenti alle forze dell’ordine, dai testimoni di giustizia agli imprenditori che hanno avuto il coraggio di denunciare, dagli avvocati ai giornalisti, ai politici impegnati. Il tessuto sano della nostra società, che ha bisogno di essere coeso e soprattutto visibile, per dare ai cittadini la consapevolezza di non essere lasciati soli nel momento del bisogno.
Accorato l’intervento di don Antonio Coluccia, che incarna per processo di riappropriazione dei quartieri alla base dell’impegno per la legalità. “Una volta dalle finestre chiuse mi gridarono ‘Infame’. Col mio piccolo megafono replicare: non sono io infame, che passeggio per le strade del mio quartiere, ma tu che ti nascondi nell’ombra…”. Una semplice frase, che però ha “illuminato” il quartiere, uno dei più difficili di Roma, dando forza ai residenti.
Tra i partecipanti, Benedetto Zoccola, l’imprenditore perseguitato dai boss e che, nonostante le minacce, i tentativi di estorsione e il sequestro, ha avuto il coraggio di denunciare i suoi aguzzini, facendoli arrestare e condannare; gli imprenditori Antimafia e testimoni di giustizia Valeria Grasso e Domenico D’Agati che hanno denunciato i loro estorsori, nonostante i soprusi subiti; Raffaella Delpoio, altra vittima di usura.
Al convegno sono intervenuti, in presenza o con contributi video, anche il giornalista Fabrizio Berruti, il Dott. Antonio Coluccia, il regista Ambrogio Crespi, il giornalista Francesco De Noia, l’avvocato Virgilio Di Meo, Il Generale Fausto Milillo, il Segretario Nazionale Nuovo Sindacato dei Carabinieri, Roberto Di Stefano, Don Luigi Merola, Vincenzo Minardi del MOSAP Sindacato Polizia,, Michela Toussan di UGL e Antonello Delle Monache di Cittadinanza Attiva.
“Non bisogna farsi spaventare dai numeri. Occorre gettare il seme della legalità – ha detto Tirrito – nelle piazze e nelle strade. All’inizio forse vedremo poche persone raccogliere l’invito, ma poi il numero crescerà, sempre di più. Fino a rappresentare quel muro di legalità contro il quale i criminali dovranno arrendersi. Insieme si può e si deve fare”.
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