La riconquista di territori da parte delle forze ucraine galvanizza Kiev al punto che lunedì, prima dell’ora di cena, le forze armate hanno diffuso via Facebook questo messaggio: «Il comando militare della federazione russa sospende l’invio di nuove unità nel territorio dell’Ucraina».
Mosca insomma rinuncia a spedire nuove unità, dice Kiev. Dal Cremlino però non arriva alcun segnale di resa, anzi. Il portavoce Dmitrij Peskov insiste: quella che lui continua a chiamare «operazione speciale» in Ucraina andrà avanti fino al «raggiungimento di tutti gli obiettivi inizialmente prefissati.
Sul campo
Negli ultimi giorni le forze armate ucraine hanno riguadagnato il campo con inusuale rapidità. Dopo il weekend Kiev ha rivendicato di aver strappato all’esercito russo oltre tremila chilometri quadrati di territorio nell’area di Kharkiv. Anche nelle aree dove la Russia riteneva la propria presenza più solida, ha dovuto retrocedere.
Le forze di difesa di Kiev continuano a riconquistare territorio, liberando decine di insediamenti. Secondo i report del comando delle forze di difesa dell’Ucraina meridionale, circa 500 chilometri quadrati di territorio nella regione di Kherson sono tornati sotto il controllo ucraino nelle ultime settimane.
Contrattacco
Una controffensiva che non è rimasta senza reazioni da parte di Mosca. lunedì le truppe russe hanno nuovamente attaccato Kharkiv. Le testimonianze dei bombardamenti sono arrivate anche dal sindaco Ihor Terekhov: «Un altro bombardamento su Kharkiv. Ora il distretto di Nemyshlyansky è sotto attacco. In precedenza, c’è stato un attacco a una zona residenziale densamente popolata».
Mosca prende di mira i servizi essenziali, e mentre il sindaco assicura che nelle zone colpite non vi erano infrastrutture militari, a Kharkiv è saltata la fornitura di elettricità.
Notizie di torture
Intanto sempre dalla stessa zona lunedì sono arrivate notizie del ritrovamento di corpi con segni di torture. A Balaklia, una delle città riconquistate dalle truppe ucraine, è stata individuata una stanza delle torture. A riferirlo sono stati i parlamentari del partito di Volodymyr Zelensky che hanno condiviso anche alcune immagini a testimonianza dell’accaduto.
Nel villaggio di Zaliznychne, nell’area di Kharkiv, sarebbero stati trovati altri quattro corpi di civili con tracce di torture.
Minacce da Kadyrov
Le unità d’élite cecene sono attive sul campo a supporto di Vladimir Putin e il loro comandante, Ramzan Kadyrov, lancia moniti. Stiamo preparando «una sorpresa interessante per le truppe ucraine, per ora non svelo le carte, presto sarà nota», ha detto lunedì.
La centrale nucleare
Le tensioni riguardano anche la centrale nucleare di Zaporizhzhia, punto chiave in questa fase.
L’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha riferito di non aver abbandonato le sue speranze per un accordo sulla centrale. Rafael Grossi, il direttore generale dell’Agenzia, ha dichiarato di aver avviato consultazioni con Ucraina e Russia in merito a una «zona di protezione e sicurezza» intorno al sito.
Anche gli sforzi diplomatici recenti del presidente francese Emmanuel Macron si erano incentrati sull’urgenza di un accordo sulla centrale.
Il Cremlino tuttavia respinge ogni richiesta di ritiro e anzi il portavoce Peskov ha ribadito lunedì che lo scenario di un ritiro delle truppe russe dal territorio della centrale «non è attualmente in discussione».
Intanto, è rimandato a data da destinarsi il referendum sull’adesione alla Federazione russa della regione di Zaporizhzhia, che – stando sempre alle comunicazioni russe – «si svolgerà non appena saremo finalmente pronti in termini di sicurezza per i residenti».
Dissenso in Russia
Da alcune città chiave russe, compresa Mosca, arrivano segni di dissenso verso le scelte belliche del presidente russo. Decine di deputati municipali provenienti da diversi distretti sia di Mosca che di San Pietroburgo e Kolpino hanno chiesto a Putin di fare un passo indietro.
Le perdite sul campo in Ucraina e i fallimenti evidenziati dalla buona riuscita della controffensiva ucraina di questi giorni hanno accresciuto la frustrazione nel paese, al punto da portare a un inedito segnale di dissenso esplicito.
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