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Roma, Bove avanza e cresce: è l'alternativa affidabile

ROMA – L’altro ieri sera ha messo altri 9 minuti (più recupero) nell’esperienza che sta accumulando per crescere con la maglia della Roma addosso. E per poco non ha chiuso la partita timbrando per la seconda volta in Serie A a sette mesi di distanza dalla rete segnata all’Olimpico con il Verona, quella che rimise in equilibrio una partita complicata per i giallorossi. Stavolta Vicario con il piede ha negato a quella palla di passare: forse lui, Edoardo Bove, avrebbe potuto strozzarla un po’ di più sul palo alla sinistra del portiere dell’Empoli, aveva lo spazio per farlo, ma il tempo è stato come una frustata perché il pallone arrivava veloce e quella di anticiparlo è stata una scelta giusta per provare a sorprendere il dirimpettaio.

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Il ragazzo dell’Appio-Latino cresce e si vede. Mourinho lo stima e questo sarà il campionato per cominciare ad avere conferme sul campo anche della considerazione che arriva dal tecnico portoghese. È rimasto per aumentare il minutaggio, per entrare nella fase due del percorso di crescita che nella Roma resta un valore irrinunciabile per dna del club: i giovani accompagnano i campioni, Zalewski in questo ha bruciato ancor più le tappe (c’era il vuoto per l’infortunio di Spinazzola da colmare). Su Bove Mourinho va più cauto, in mezzo al campo si rischia maggiormente e se sbagli paghi doppio. Più una forma di tutela del ragazzo che per sé e la sua Roma. Che proprio in mezzo al campo non ha ancora trovato le soluzioni spazio-temporali efficaci, tra l’altro.

Il gol mancato

Se quella palla fosse entrata sarebbe stato il modo migliore per chiudere bene una settimana agonistica (con finale slittato a lunedì per gli impegni internazionali) in cui Bove aveva conosciuto anche il suo esordio in Europa League, sporcato tuttavia dalla sconfitta a Razgrad contro il Ludogorets: quindici minuti per aiutare la squadra a tentare di raddrizzare per la seconda volta il match, l’arricchimento del bagaglio personale dopo la Conference, giocata e vinta. In Europa League Edoardo aveva vissuto tre panchine con Paulo Fonseca nella stagione 2020-2021, in casa con lo Young Boys, in trasferta contro il Cska Sofia e nella semifinale di ritorno con lo United vinta 3-2, risultato che non servì a ribaltare il pesante 6-2 dell’andata.

A Empoli Bove (che è entrato in campo prima di Camara) ha messo la diciottesima presenza da professionista in giallorosso da quando è salito in prima squadra dopo essere cresciuto nel settore giovanile a Trigoria. In questo suo percorso c’è anche un dato che regala un sorriso in più e che ha un valore a metà strada tra lo statistico e lo scaramantico: nelle 18 partite giocate, con Bove la Roma ha perso solo tre volte, nella gare di andata e ritorno contro l’Inter in campionato e giovedì con il Ludogorets. Per il resto ha fatto 12 vittorie e 3 pareggi. Ma non è certo il fatto di essere un potenziale portafortuna che fa stare bene Edoardo dentro il progetto Roma. È invece la possibilità di essere sempre più un’alternativa affidabile, anche come risorsa per il cambio di passo che non sembra abbondare nelle scelte di Mourinho a metà campo. Insomma, altalenando tra l’arretramento del capitano Lorenzo Pellegrini e l’impiego dell’ultimo arrivato Camara, Bove è una carta in più. E lo è più di un anno fa.

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