Roma Capoccia
Non sarà il comune a pagare le luminarie, ma il vincitore del bando. Così l’assessore ai Grandi eventi, Alessandro Onorato, cerca di aggirare le critiche, soprattutto in relazione alla questione energetica
Interpellato sulle ragioni per le quali a Roma sembra che solo la moda si impegni nel sostegno e nel restauro della città (ci si trova nella Sala delle Bandiere del Campidoglio per festeggiare la sfilata di Laura Biagiotti, l’impegno dell’erede Lavinia a fianco di Intesa Sanpaolo nel restauro della statua della Dea Roma, il suo ruolo di vicepresidente del Comitato Promotore di Roma Expo 2030), l’assessore ai Grandi eventi, sport, turismo e moda, Alessandro Onorato, riconosce che le fondazioni cittadine potrebbero fare molto di più e fa sapere di avere in programma un bando per illuminare la città durante il periodo natalizio. E l’austerity? E il costo dell’energia?
L’assessore lascia intendere come una città che in queste settimane registra il tutto esaurito negli alberghi – per strada non si può praticamente camminare – non possa spegnersi proprio durante il periodo di maggiore impulso commerciale. Però ha saputo aggirare l’ostacolo e rintuzzare le possibili polemiche: non sarà infatti il comune di Roma a pagare per le luminarie natalizie, bensì il vincitore del bando che verrà diffuso in questi giorni o, per meglio dire, il caro sponsor, che in cambio della possibilità di addobbare e personalizzare lo spazio concesso nelle zone di maggiore appeal commerciale, e cioè centro storico, Prati, Eur, Roma nord, dovrà illuminare parimenti una strada in un quartiere periferico, a scelta del comune.
Non fosse, appunto, per il dibattito in corso sul price cap energetico e il graduale processo di razionalizzazione a cui sta andando incontro l’Italia, l’idea di un “Natale diffuso e inclusivo” non sarebbe affatto male. Gli inverni dell’austerity anni settanta non furono divertenti, tanto più sul lato luminarie natalizie. Onorato promette che la brandizzazione sarà discreta: la verifica dei progetti spetterà alla sovrintendenza capitolina, i tempi di risposta saranno ovviamente velocissimi.
Il modello a cui la giunta guarda è, va da sé, Milano, e in particolare il Teatro alla Scala e zone limitrofe, che da più di un decennio collaborano con Edison nella massima soddisfazione reciproca. L’assegnazione dell’Expo 2030, d’altronde, si avvicina, e Roma non vuole sembrare meno attraente delle competitrici: il sindaco Roberto Gualtieri osserva come il progetto presentato preveda il recupero e il riutilizzo dei padiglioni. I milanesi che vedono l’area Expo 2015 deperire ogni qualvolta imbocchino la Milano-laghi tacciono, a disagio.