Tra le tante eredità che ci lascia la pandemia da Covid, c’è anche il non aver potuto o saputo gestire l’emergenza senza tralasciare aspetti sanitari importanti come la cura di altre patologie, in particolare di quelle oncologiche, che spesso hanno necessità di interventi tempestivi.
Ci siamo trovati davanti alla chiusura di reparti, a lunghe liste di attesa per esami diagnostici fondamentali e rinvii di sedute chemioterapiche. Tutto per evitare e prevenire l’esposizione ad un contagio virale che sarebbe stato molto probabilmente fatale in pazienti molto fragili.
Spesso la macchina amministrativa non riesce ad essere tempestiva e non giovano i tempi biblici causati da iter burocratici ingolfati quando poi, a pensar male, non si aggiunga l’opportunità politica di rallentare o velocizzare i tempi a proprio interesse.
In Regione Lazio, a dicembre 2021, era stato approvato un importante documento che avrebbe dovuto portare nelle Unità Operative di Oncologia degli ospedali nostrani, in particolare nelle “Breast Unit”, le unità di oncologia mammaria, dei “caschi refrigeranti” in grado di arginare quegli effetti collaterali dovuti alla somministrazione di farmaci chemioterapici come la caduta dei capelli. Una conseguenza che spesso porta con sé importanti risvolti psicologici se non addirittura la decisione di non sottoporsi più alla terapia.
L’approvazione della mozione del consigliere M5S Loreto Marcelli era stata accolta con entusiasmo, come un forte segnale di attenzione verso i pazienti costretti a sottoporsi a queste terapie debilitanti. E avrebbe dovuto essere il primo anello di una catena burocratica in grado di dotare strutture come l’Umberto I o il Policlinico di Tor Vergata di almeno 2 caschi refrigeranti.
Un iter che avrebbe dovuto proseguire i primi del 2022 attraverso le azioni della Giunta che, dopo aver quantificato i fondi necessari per l’acquisto dei dispositivi, ne avrebbe finanziato l’acquisto. Tant’è che il 6 giugno lo stesso Marcelli ne annunciava l’imminente arrivo, indicando nell’Ospedale di Sora la prima struttura ad esserne dotata. Un risultato giustamente amplificato dall’entusiasmo delle associazioni di volontari che quotidianamente assistono e sostengono tutti coloro che purtroppo iniziano un percorso oncologico.
Le stesse associazioni però, dopo 3 mesi, denunciavano il mancato arrivo dei caschi.
Francesca De Vito, esponente consiliare di FdI, il 28 settembre scorso ha presentato una interrogazione per capire se, come, quando e in che numero, i caschi refrigeranti fossero stati forniti alle Unità Operative di Oncologia Mammaria del Lazio che somministrano la chemioterapia.
Un’uscita pubblica che “casualmente” lunedì 3 ottobre, ha indotto la Asl di Frosinone a comunicare l’arrivo dei caschi refrigeranti, affidando alla Praesidia srl la fornitura in noleggio di 2 apparecchi per la prevenzione dell’alopecia causata da infusione di farmaci chemioterapici per la durata di un anno. Dispositivi che andranno uno all’ospedale Spaziani di Frosinone e uno al SS. Trinità di Sora.
Abbiamo incontrato l’on. Francesca De Vito per approfondire il tema.
Lei ha fortemente criticato l’operato della Regione Lazio sui temi sanitari, in particolare sulla gestione dell’emergenza da Covid
“Si, ritengo fallimentare l’operato su gran parte degli aspetti legati alla sanità, aggravati sicuramente da una situazione difficile da gestire ma che avrebbe potuto essere risolta con interventi mirati, primo tra tutti, l’organizzazione di Covid Hospital, annunciati e mai realizzati, più volte chiesti da Fratelli d’Italia”
Nel caso specifico dei caschi refrigeranti, cosa è successo e perché un atto così importante non ha avuto seguito in Regione fino al vostro intervento?
“Cosa è accaduto nei mesi seguenti l’approvazione ce lo dirà direttamente la Regione rispondendo alla interrogazione presentata, sul perché purtroppo devo rilevare che sembra essere prassi consolidata, almeno negli anni che ho potuto osservare, quella in cui il Consiglio Regionale alla Pisana approva atti importanti per i cittadini che poi non trovano la strada per raggiungere la Giunta a Cristoforo Colombo e consentire la prosecuzione dell’iter burocratico fino alla sua completa realizzazione. Insomma si approvano atti politici che sono anche utili per fare propaganda ma poi si lasciano nel cassetto per fare altro o passare ad altre promesse”
Un’accusa pungente
“Una realtà, purtroppo. Anche in questa occasione abbiamo letto titoloni sulla stampa e assistito al conferimento di premi a riguardo. Ma non è sufficiente presentare una mozione pensando di aver risolto un problema senza verificare, specialmente quando si rappresenta la maggioranza, che il successivo iter burocratico arrivi a conclusione. In questo caso specifico poi mi incuriosisce che i primi presidi ad essere dotati saranno in un’area geografica molto ‘vicina’ al proponente, non vorrei che questa accelerazione fosse dovuta ad altra propaganda legata specialmente alle imminenti elezioni regionali. Malati oncologici purtroppo ne abbiamo in tutta la Regione probabilmente altrove con numeri anche più importanti”
Teme che questo percorso possa bloccarsi?
“Voglio sperare, prima del termine di questa legislatura regionale, che si provveda a far arrivare i dispositivi refrigeranti in tutte le Unità Operative di Oncologia del Lazio, anche stanziando nuovi fondi necessari per dotare tutte le unità che ne hanno fatto e faranno richiesta, se non altro per rispetto a coloro che hanno atteso e confidato nel buon senso di questa amministrazione che ha invece disatteso le loro aspettative.”
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