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L’Ama si rifiuta di pagare l’indennizzo alla Provincia di Viterbo per il conferimento di rifiuti da Roma alla discarica di Monterazzano ed impugna quel passaggio dell’emendamento Panunzi. A comunicarlo è stato Alessandro Romoli, presidente della Provincia, nell’ultimo Consiglio. Mentre da Ecologia Viterbo hanno dichiarato che con l’ulteriore ampliamento di 960 mila metri cubi la discarica potrà beneficiare di un altro decennio di vita, i “cugini” romani dell’Ama hanno fatto sapere di non avere alcuna intenzione di versare loro il risarcimento. Si parla di una cifra pari al 5% in base a quanto stoccato. Romoli, ovviamente, non l’ha presa bene. Del resto, se l’impianto delle Fornaci sta traballando a livello di invasi è anche – se non soprattutto – a causa dell’emergenza di Roma e dei suoi comuni, i quali attualmente inviano tonnellate di spazzatura proprio nella Tuscia per sopperire alle loro mancanze.
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Con il suo solito aplomb, l’inquilino di Palazzo Gentili non si è soffermato più di tanto sulla questione, ma dal suo entourage annunciano che l’ente si opporrà con tutte le armi a sua disposizione contro quella che viene giudicata come una scelta arbitraria adoperata dalla partecipata capitolina. L’indennizzo, previsto dall’ormai celeberrimo emendamento Panunzi, è diventato legge regionale, eppure finora non si era mai parlato dei mal di pancia romani. Quel 5% va corrisposto per risarcire l’Ato (in questo caso quello viterbese) che si fa carico dei disagi dell’Ato (quello romano) in difficoltà. Una sorta di gentlemen’s agreement che, peraltro, è uno dei pochi passaggi del testo che non hanno suscitato polemiche, anche se Luisa Ciambella aveva azzardato la profezia: “Viterbo, di questo passo, non vedrà un centesimo, però l’emergenza prosegue”.
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E la disputa potrebbe presto includere un altro protagonista: il Comune di Viterbo. Chiara Frontini aspetta, studia le mosse di Romoli ma anche quelle di Ecologia Viterbo, consapevole che se da un lato il presidente potrebbe avere bisogno di una mano istituzionale, dall’altro l’ampliamento chiesto dalla società è de facto inevitabile. E allora, in attesa che la questione dei 960 mila metri cubi approdi in conferenza dei servizi, potrebbe proporsi, Frontini, come mediatrice tra la Provincia e il Campidoglio, occupato dal dem Roberto Gualtieri. L’obiettivo sarebbe mandare un segnale al collega bassanese, come a dire che superare le eventuali barriere ideologiche e fare asse, ogni tanto, è possibile. Anche in vista delle giornate di fuoco previste per l’affaire Talete. Senza contare che, qualora la mediazione dovesse andare per il verso giusto, Frontini ne beneficerebbe a livello d’immagine agli occhi degli altri primi cittadini della Tuscia. Tutto ancora molto prematuro: bisognerà vedere se le istanze di Ama saranno accolte, se Romoli intenderà opporsi e se la sindaca vorrà veramente scendere in campo.