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Acqua Viterbo, da gennaio rincari tra l'8 e il 12%

Talete Gli uffici nella sede di via Romiti

Mattia Ugolini

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In assenza di accordo sulla cessione di quote di Talete ai privati, l’Ato vara l’aumento delle tariffe e sollecita l’ingresso nella società dei 30 Comuni inadempienti a partire dal 2023. Sono le risultanze della conferenza dei sindaci, dove non sono mancati toni a tratti molto accesi, che si è svolta ieri a Palazzo Gentili. E’ stata una riunione fiume, iniziata la mattina e terminata a tardo pomeriggio. La procedura per far entrare in Talete i trenta Comuni attualmente fuori è stata ammorbidita all’interno del piano d’indirizzo, approvato all’unanimità. Essi, secondo i dettami della Regione, sarebbero dovuti entrare entro il 30 settembre, ma, a causa della fragilità economica dell’azienda, non è stato possibile. Perciò i sindaci hanno pensato ad un ingresso graduale a partire da gennaio e per tutto l’anno. Prima saranno presi in carico gli enti con meno problematiche finanziarie e strutturali, via via tutti gli altri. Inoltre, per evitare il dissesto di Talete, è stato deciso, come detto, di varare un ulteriore aumento delle tariffe, sempre nel 2023, compreso tra un minimo dell’8 e un massimo del 12%. L’Ato, nei prossimi giorni, dovrà studiare entrambe le soluzioni (8 e 12) e presentare una relazione.

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Tuttavia, questa sorta di piano regolatorio potrebbe non essere una soluzione definitiva. Per la deroga all’ingresso dei 30 Comuni ancora fuori, bisognerà infatti attendere l’ok della Regione. Qualora dalla Pisana dovesse arrivare un no, sarebbero guai. Romoli, consapevole di ciò, ha dunque chiesto un mandato forte alla conferenza, rendendosi disponibile anche ad assecondare gli scettici attraverso la limatura di alcuni passaggi del documento, che dunque assume i contorni di un atto transitorio, e la rinuncia a votare subito la percentuale esatta dei rincari, sui quali la stessa Frontini si era detta non disposta ad esprimersi senza avere prima tra le mani un piano di risanamento. Durante l’assemblea, durata quasi sette ore, c’è stato un durissimo scontro tra lo stesso Romoli e la sindaca di Viterbo, la quale aveva annunciato di aver preparato, insieme ai tecnici del Comune, una relazione (redatta tra sabato e domenica) che in qualche modo andava a sconfessare la versione dell’amministratore unico Salvatore Genova sul reale stato economico di Talete. Aveva inoltre anche insinuato alcuni dubbi sulla precedente gestione della società, alludendo ad un malgoverno delle finanze e ad uno scarso controllo da parte dei sindaci. Romoli, visibilmente adirato, si è scagliato contro la collega, rispedendo al mittente tutte le accuse tra gli applausi dell’ala panunziana e l’impassibilità di quella di centrodestra. “Cominciamo ad avvicinarci – ha dichiarato Frontini – a quello che tutti noi siamo legittimati a pretendere. Non stiamo votando oggi e nemmeno voteremo la prossima settimana un aumento tariffario tout court, ma stiamo dando mandato all’Ato di farci una proposta su questa forchetta (8-12). In altri termini, l’Ato faccia due proposte incrementali che ci permettano di capire cosa si innescherà nella società. Il Comune insieme ai propri consulenti è a disposizione per supportare e strutturare queste proposte”.

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La situazione rimane serissima: “Entro il 30 novembre – ha ammonito Romoli – dovremo attivare l’adeguamento tariffario, altrimenti rimarremo fuori dai bonus energetici. L’ingegner Genova, per non creare allarmismi, non ha mai utilizzato la parola più appropriata, ossia dissesto. Oggi siamo in pre-dissesto, lo dobbiamo ricordare”. Poi l’attacco agli altri sindaci: “Ci sono alcuni che fanno ricorsi, ostacolano le azioni amministrative e poi non vengono in aula da mesi se non da anni”. Il riferimento, chiarissimo, è a Giulivi, Vestri e Testa. E c’è già chi chiede cosa accadrà in caso di fallimento, con Genova che spiega: “Da una parte ci sarà l’impatto economico su amministrazioni e fornitori, poi l’impatto operativo. Non è facile trovare un operatore, non riusciamo a coprire i costi con quello che incassiamo. I Comuni non potranno nemmeno pagare la quota partecipazione nell’eventuale prossima società, e i soci dovranno far fronte alle perdite, con i bilanci scoperti sulla base delle somme come crediti della società”.

Piano finanziario di Talete, altolà di Frontini

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