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Viterbo, bracciante agricolo alla sbarra per dodici incendi dolosi del 2017

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Valeria Terranova

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Dodici incendi dolosi e, secondo gli inquirenti, una sola mano. Quella di Danilo Camilli. Il processo che vede alla sbarra il bracciante agricolo di 44 è entrato nel vivo ieri mattina. L’uomo fu arrestato nell’estate 2017, al termine di una stagione d’inferno tra le campagne di Viterbo e Vetralla, con 12 incendi appiccati da giugno ad agosto per i cui i carabinieri ritennero unico responsabile proprio il 44enne.

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In apertura di udienza la difesa di Camilli ha chiesto una perizia per rendere fruibili a tutte le parti alcuni contenuti delle indagini confluiti negli atti del procedimento, in quanto leggibili esclusivamente con un programma specifico. I riscontri di cui si parla riguarderebbero dati acquisiti dagli inquirenti tramite un gps posizionato sulla vettura dell’imputato il cui segnale lo avrebbe rintracciato nelle vicinanze dei roghi. Ieri davanti al giudice Massini hanno sfilato diversi testimoni, tra i quali un maresciallo dei carabinieri che all’epoca prese parte alle indagini a carico di Camilli, assistito dall’avvocato Samuele De Santis.

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“Il 23 giugno 2017 andò a fuoco la proprietà situata di fronte all’abitazione dell’allora quarantenne – ha raccontato il militare -. Il calore delle fiamme che si propagarono danneggiò i vetri delle finestre delle camere da letto della sua villetta a schiera. Il rogo partì dal centro di questo lotto in stato di abbandono. Tuttavia non riuscimmo a rinvenire da cosa fu innescato il fuoco, in quanto la zona fu contaminata da diversi fattori. Pochi giorni dopo, il 27 giugno, ci fu un altro incendio che si verificò a 600 metri dalla casa dell’imputato. Quella volta trovammo un innesco assemblato con una sigaretta, ma il vento lo spazzò via. Poi se ne susseguirono diversi fino ad agosto e l’imputato era sempre presente a ogni incendio”.

ARTICOLO COMPLETO SUL CORRIERE DI VITERBO DI VENERDI’ 16 DICEMBRE (Edicola digitale)

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