Non si poteva che partire con un riferimento a quanto accaduto nel corso della prima serata di Sanremo 2023. La scena di devastazione del palco, seguita all’esibizione problematica di Blanco, è ancora sotto i nostri occhi. Gianni Morandi, cantante gigantesco e grande maestro di spettacolo, non poteva che presentarsi con la scopa in mano, quella che ha utilizzato per ripulire la scena. Amadeus, invece, ha preferito non tornare sull’argomento e aprire la seconda serata del Festival con un grande ringraziamento per il pubblico.
Gianni Morandi, la gag della scopa e “Grazie dei Fiori”
È stato uno dei protagonisti assoluti della serata inaugurale del Festival di Sanremo. Ha svettato sul palco, portando la sua voce meravigliosa al servizio della manifestazione. Lo ha fatto di nuovo, in apertura alla seconda serata (qui la scaletta con l’ordine di uscita dei Big), regalando uno splendido omaggio alla prima vincitrice della manifestazione, Nilla Pizzi.
Sentire cantare Grazie dei fiori, dopo quanto accaduto il 7 febbraio con Blanco, assume un significato del tutto diverso. Sebbene nessuno lo abbia davvero nominato, il pensiero è corso a lui, a Riccardo Fabbriconi, e a quanto successo sul palco di Sanremo durante la sua esibizione ne L’Isola della Rose. Gianni Morandi si è infatti presentato sul palco con la scopa che ha utilizzato per ripulire il disastro che giaceva sul palco, con ironia ma anche con un velo di amarezza.
Una Belva all’Ariston, Francesca Fagnani debutta in Armani
È la sua prima volta all’Ariston. Un nome diverso per il Festival di Sanremo, quello della giornalista Francesca Fagnani, che ha conquistato il pubblico di Rai2 attraverso le irriverenti interviste one-to-one condotte a Belve. Della belva, sul palco, ha ben poco. Anzi, è apparsa meravigliosa con il suo abito nero e oro firmato Armani, lo stilista scelto per i look della sua prima conduzione in Riviera.
A chi poteva chiedere consiglio, se non a lui, a Fiorello? Fagnani lo ha fatto, ricevendo i soliti suggerimenti del mattatore siciliano, che da quest’anno torna grande protagonista del Festival di Sanremo con un DopoFestival molto speciale e legato a VivaRai2, programma che l’ha riportato in tv.
Morandi, Ranieri, Al Bano: cantare è ancora un mestiere
Un medley incredibile, di quelli studiati nota dopo nota come si faceva una volta. Gianni Morandi, Massimo Ranieri e Al Bano ci insegnano che cantare è ancora un mestiere, bellissimo, fatto di talento, di studio e di sacrificio. E di rispetto per il pubblico. La differenza di tre Big sul palco si avverte e si sente: Amadeus, ancora una volta, si è messo al servizio di un grande spettacolo.
Un tripudio di torte per Al Bano, che nel 2023 compie 80 anni, per poi lasciare spazio a un omaggio per uno dei più grandi: Umberto Bindi. Un’esecuzione magistrale de Il nostro concerto, che i tre hanno eseguito in un’esibizione corale che ha emozionato l’intero Ariston. Un momento di certo da ricordare.
Pegah Moshir Pour, l’attivista iraniana con Drusilla Foer
Un monologo rivolto a tutte le donne iraniane ma anche ai deboli, a chi lotta per essere libero. La presenza di Drusilla Foer – tremante dall’emozione – ha arricchito le parole fortissime di Pegah:
“Mi chiamo Pegah, italiana di origine iraniana, nata tra i racconti del “Libro dei Re” cresciuta tra i versi de “La Divina Commedia”. In Iran non avrei potuto parlare da un palcoscenico perché sarei stata arrestata o forse addirittura uccisa. Per questo ho deciso che la paura non ci fa più paura e di dare voce a una generazione cresciuta nella repressione.
Io mi chiedo esiste un paradiso forzato? Da noi si. Come si può chiamare un posto dove un regime uccide persino i bambini? Voglio ricordare al mondo che la musica è un diritto umano e per spiegare meglio quello che i miei coetanei stanno vivendo vorrei usare la melodia e le parole di una canzone diventata l’inno della rivoluzione, Baraye di Shervin Hajipour”.
Pegah Moshir Pour è lucana ma è iraniana d’origine. Ha 31 anni ed è laureata in ingegneria. I suoi studi l’hanno portata a lavorare come consulente in una multinazionale, ma lei è soprattutto un’attivista, impegnata nella divulgazione di contenuti su quanto sta succedendo in Iran e in particolare dopo la tragica morte di Mahsa Amini, uccisa dalla polizia morale.
I Black Eyed Peas fanno tremare l’Ariston
La loro presenza sul palco ha un sapore del tutto particolare. I Black Eyed Peas sono stati, infatti, i primi ospiti internazionali a calcare le tavole del Teatro Ariston dopo la pandemia e le restrizioni sanitarie che hanno impedito la partecipazione di artisti stranieri in questi ultimi anni.
Il medley è stato come ci aspettavamo: esplosivo, travolgente, con tutto il teatro in piedi a ballare e cantare Mamacita, Don’t you worry, I gotta feeling. Non è la prima volta che il gruppo partecipa al Festival di Sanremo: sono stati ospiti anche nel 2004, al picco del loro successo. Non sono mancati i ringraziamenti per Tony Renis, discusso patron di quell’edizione, e a un misterioso “Stefàno”. Il tutto, con Simona Ventura in prima fila.
Il monologo di Francesca Fagnani per gli ultimi
Parole che feriscono, quelle di Francesca Fagnani, che ha scritto insieme ai giovani del carcere minorile di Nisida. Lo aveva annunciato in conferenza stampa, limitandosi a parlare del tema centrale scelto per il suo monologo, ma quello che ha portato sul palco ha rappresentato molto di più.
È una lunga riflessione sugli ultimi, sui giovani che sbagliano e che pagano, dimenticati da chi ritiene che loro siano solo i loro errori. “Cosa ti sarebbe piaciuto fare? Mi sarebbe piaciuto andare a scuola”, una frase che arriva diritta come un pugno nello stomaco e che forse non possiamo comprendere nella sua interezza.
Qui un estratto del suo monologo: “Non tutte le parole sono uguali. Alcune devono superare cancelli chiuse a tripla mandata, come quelli dei ragazzi in carcere. Non cercano la nostra pena. Cosa vorreste dire di fronte a una platea così importante? Digli che rubare non è il mestiere mio. A cosa ti servivano quei soldi? A fare il brillante. Era come a dire guardatemi, esisto anche io”.
“Non avevi paura a compiere una rapina? Tanto prima o poi dobbiamo morire. Non siamo bestie o killer per sempre. Da quanto non vedi tuo padre? Adesso dopo tre anni. M sono messo a piangere. Hanno ucciso e rapinato, ma non trovano la domanda al perché l’hanno fatto. Bisogna andare al giorno, al mese prima, alla vita prima. Hanno 15 anni e gli occhi pieni di vuoto. Lo sguardo perso o sfidante, e chiedono aiuto”.
L’intervento di Angelo Duro
Era attesissimo e temuto, ma Amadeus ha insistito perché fosse presente sul palco del Teatro Ariston. Mancano pochi minuti all’1 di notte e il monologo di Angelo Duro è esattamente come ce lo aspettavamo. Niente di nuovo sotto il solo, con tematiche che guizzano da un punto all’altro ma che sguazzano in un mare di parole già sentite. Finisce persino in mutande, per dimostrare di non essere tatuato.
La classifica provvisoria
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