A più diciotto non dovrebbero esserci dubbi sullo scudetto del Napoli, che partita dopo partita ha sbriciolato la concorrenza fino a emarginarla in un altro campionato, quello della Champions. Sono rimasti in cinque per tre posti, da qui a maggio assisteremo a Roma contro Milano anche se nemmeno le ultime sconfitte di Gasp devono spingere qualcuno a sottovalutare l’Atalanta, che dopo la lezione a Sarri allo stadio Olimpico è quasi scomparsa. Da ieri, al secondo posto, accanto all’Inter è salito il Milan proprio con la vittoria contro i bergamaschi, che hanno chiuso la sfida di San Siro senza fare un solo tiro verso la porta di Maignan, il cui rientro è stato davvero comodo e senza preoccupazioni. Come quello di Ibra, che ha timbrato la prima presenza in campionato nel finale, dopo una lunga assenza: non giocava dal 22 maggio, il giorno dello scudetto. Sarebbe stata una serata serena anche per Tatarusanu, che ha avuto la sfortuna di giocare nel periodo peggiore dei rossoneri: dopo i due derby persi e le goleade di Lazio e Sassuolo, Pioli ha avuto l’intelligenza e la freddezza di cambiare tutto, abbandonando la strada dello spettacolo (con i tre fantasisti alle spalle di Giroud) e ricostruendo il Milan dal punto di vista tattico.
La ricostruzione di Pioli, i dubbi di Inzaghi
Difesa a tre, centrocampo più robusto, Messias e Theo pronti a diventare difensori aggiunti in fase di non possesso: un Pioli alla Max, concreto più che mai, e se il brasiliano non avesse realizzato il 2-0 per il tecnico rossonero sarebbe stata la terza vittoria consecutiva a corto muso. Il Milan ha ripreso la corsa Champions grazie a Pioli: ieri ha dominato l’Atalanta dal primo all’ultimo minuto ed è proprio Gasp, adesso, che si trova in grandi difficoltà, anche se non sente la pressione del club alle sue spalle. Ce l’ha, invece, Simone Inzaghi, che non riesce a scendere dalla sua sconcertante e inspiegabile altalena. L’Inter è malata, ma non si sa di che cosa. Unica a battere il Napoli in campionato, poi va a Monza e pareggia; trionfa in Supercoppa contro il Milan e viene superata dall’Empoli a San Siro; rivince un altro derby e non passa a Genova contro la Samp; ipoteca i quarti di Champions sfiancando il Porto e perde a Bologna la partita e anche il ruolo di ultima anti-Napoli. Non ha continuità, questa squadra, che paga anche gli alti e bassi di Lukaku, l’inconsistenza di Dumfries, la stanchezza di quattro centrocampisti che avranno corso come da Reggio Calabria a Milano in pochi mesi, il calo di Dzeko e la scomparsa agonistica di Correa.
Le romane all’attacco
La conferma di Inzaghi, che ha ovviamente delle responsabilità, dipenderà solo dalla Champions futura, nemmeno da quella in corso: o l’Inter arriva tra le prime quattro o salta tutto per aria. E il rumore dei nemici è vicino: Mourinho ha recuperato Spinazzola, Belotti e Wijnaldum alzando la qualità della Roma in questo finale mentre la Lazio ha riscoperto Immobile dopo un lungo stop e oggi può battere la Samp. Aspettando la festa del Napoli, la sfida tra la capitale e Milano è l’unica che può riaccendere un campionato finito da tempo.
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