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Roma, niente prolungamento della metro B: ‘guerra’ tra Campidoglio e palazzinari

Da Rebibbia dovrebbe arrivare a San Basilio, poi a Torraccia e per la prima volta oltre il Grande Raccordo Anulare, verso Casal Monastero. Il condizionale resta, tuttavia, d’obbligo in quanto ‘la metro dei sogni’ è bloccata da un contenzioso con i tre colossi delle costruzioni Ansaldo, Salini e Caltagirone. Trattative serrate per arrivare a capo della questione, con un macigno da 364 milioni che pende sul Campidoglio e la strada appare tutta in salita. 

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L’antefatto e la mancata realizzazione del prolungamento della metro B 

Per comprendere i dettagli dell’annosa vicenda dobbiamo fare un passo indietro. Il prolungamento della metro B da Rebibbia a Casal Monastero arriva sul piano dell’assessore Patané e il suo dossier parla di un project financing con una gara che ai tempi si era già aggiudicata un Consorzio di costruttori, con capofila proprio la Impregilo di Salini, adesso Webuild, l’Ansaldo, ora Hitachi Rail STS, e la Vianini di Caltagirone. Ai tempi il costo era di 508 milioni di euro adesso arrivati a seicento. Ora, di questa cifra 99 milioni venivano dalla Regione, 67 da Roma Capitale ed altri 133 milioni erano da versare in un momento successivo alla realizzazione. Il Consorzio avrebbe poi avuto a saldo una serie di aree da edificare, dal valore di circa 200 milioni.

I soldi erano così suddivisi: 67 milioni dalla vendita di un’area a Pietralata e i restanti 140 dalla valorizzazione di sei aree presenti lungo il tracciato, ovvero: Monti Tiburtini, Tiburtino, Rebibbia, Santa Maria del Soccorso, Torraccia e Casal Monastero. Ma nel 2014 quattro terreni, Monti Tiburtini, Santa Maria del Soccorso, Rebibbia e Torraccia,  non sono disponibili. Inizia così l’attacco sulle cubature e alla fine, la trattativa fallisce ed i costruttori chiedono poi 364 milioni di danni per la mancata attuazione della convenzione. 

La situazione attuale 

Oggi l’assessore Patané è pronto a trattare. Sette i milioni offerti dal Campidoglio per risarcire i costruttori delle spese del progetto di massima realizzato e poterlo poi acquisire, trasformare in un progetto esecutivo aggiornato e metterlo a gara. La proposta non è stata accettata e il Campidoglio ha rilanciato a 10 milioni. L’intesa sembra vicina ma c’è un colpo di scena rappresentato dal fatto che il Consorzio ha chiesto 50 milioni di danni. Il Comune – che in giudizio si oppone al Consorzio con la motivazione che la convenzione non era scattata in modo ufficiale, mancava la presentazione del progetto definitivo – non può accettare. Alla fine la vicenda si conclude ancora con un nulla di fatto e, soprattutto, senza la metropolitana che sarebbe tanto preziosa e utile per i romani. 

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