Si chiama Chondrostereum Purpureum è un fungo delle piante che colpisce soprattutto le rose e che causa la malattia della foglia d’argento. Per la prima volta ha fatto un salto di specie ed ha contagiato un essere umano, fortunatamente senza conseguenze letali. Il fatto, accaduto in India, rappresenta per ora un unicum nella letteratura scientifica. Questo ha immediatamente attivato un alert su un eventuale rischio di diffusione tra la popolazione mondiale.
Il fungo delle rose
Il paziente, un micologo vegetale di 61 anni che si occupa di ricerca ha lamentato per circa tre mesi una forte raucedine, tosse, faringite, affaticamento e difficoltà di deglutizione. Con la Tac è stato possibile vedere un ascesso nella trachea, mentre le analisi di laboratorio hanno identificato delle strutture filamentose provocate dai funghi, le ife fungine. Grazie al sequenziamento del DNA, fatto in un centro dell’OMS, si è visto che la causa era attribuibile al fungo Chondrostereum Purpureum. Trattato con un antimicotico per due mesi, il paziente è guarito senza alcuna conseguenza.
Allarme rientrato o nuovi pericoli per l’uomo dal fungo delle piante?
Si tratta dunque di un allarme rientrato o potrebbero esserci dei nuovi pericoli per l’uomo nascosti nei funghi delle piante? A tranquillizzare l’opinione pubblica è Massimo Puoti, Direttore della Struttura complessa Malattie infettive Ospedale Niguarda di Milano: «I funghi delle piante sono milioni, ma solo un centinaio colpiscono l’uomo e altri animali – spiega a Sanità informazione l’infettivologo -. Questo perché per fare il salto di specie devono tollerare la temperatura di 37 gradi del corpo umano, essere in grado di invadere l’ospite, in genere attraverso la pelle o le vie respiratorie, penetrare in profondità ed essere resistenti alla risposta immunitaria». Condizioni dunque non agevoli anche se, con il riscaldamento globale, i pericoli possono aumentare.
186 specie di funghi pericolosi
Ad essere più a rischio sono, in ogni caso, i soggetti con un sistema immunitario compromesso o professionisti che lavorano a contatto con le piante senza avere le giuste condizioni di sicurezza. «La società scientifica che si occupa di infezioni fungine invasive ha identificato 186 specie diverse. Possono essere dematiaceous fungi nel 36% dei casi, hypocreales nel 23%, mucorales 11% e saccharomycetales 11% – riprende Puoti -. Non si tratta dunque di un fenomeno nuovo, anche se, nel caso specifico del soggetto indiano, si è verificata una infezione da un fungo molto comune nelle rose».
Andreoni: «Rischi per soggetti fragili e velocità di diffusione del fungo»
A destare preoccupazione nei virologi italiani non è tanto la possibilità che un fungo di una pianta, per altro comune, come il Chondrostereum Purpureum possa infettare l’uomo, ma che possa in qualche modo generare situazioni di pericolo, come evidenziato da Massimo Andreoni, direttore delle cliniche malattie infettive università Tor Vergata di Roma: «La presenza di un crescente numero di soggetti fragili e la rapidità di diffusione di microrganismi più o meno particolari, possono essere due elementi che se si incrociano diventano pericolosi. I funghi stanno nell’ambiente, sono comuni e frequenti, ma alcuni possono diventare aggressivi. I singoli casi devono essere guardati con attenzione, ma senza allarmismo anche perché non in tutti i pazienti contagiati il fungo dà gli stessi sintomi». La percentuale di soggetti portatori sani infatti è più alta rispetto a coloro che si ammalano, perché «i funghi per diventare aggressivi devono trovare un terreno fertile – sottolinea Andreoni – .Certamente essere portatore sano di un fungo può diventare pericoloso in un secondo tempo magari a fronte di un intervento chirurgico. I funghi giocano sempre su condizioni che favoriscono la loro virulenza».
Come si curano le infezioni da funghi
Per avere ragione delle infezioni da funghi si utilizzano dei farmaci antifungini. «La terapia è lunga ma non lascia conseguenze – puntualizza Puoti – .Il problema è però un utilizzo eccessivo di antifungini in agricoltura che può creare una forma di resistenza nei funghi».
Attenzione agli antifungini resistenti
Come accade per gli antibiotici nell’uomo, anche nel campo degli antifungini possono esserci situazioni di resistenza. «Per difendersi non ci sono vaccini – conclude Andreoni – ma diverse classi di antifungini che in situazioni di resistenza devono essere combinate. Quindi i funghi vanno studiati e tenuti sotto controllo per capire come e quanto si diffondono, ma in termini di popolazione sarebbe un errore creare allarmismo. Per cui il mio consiglio è di continuare a coltivare e regalare rose».
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