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LATINA – Il campo rom Al Karama a Borgo Montello si trasforma da campo monoetnico a centro di autonomia abitativa per ospitare persone e famiglie in temporanea difficoltà. Non accoglierà dunque più soltanto i 18 nuclei rom che dopo l’incendio del luglio scorso sono stati evacuati e portati alla ex Rossi Sud (che saranno comunque i primi ad averne diritto), ma sarà potenzialmente in grado di accogliere anche altri nuclei (senza distinzione di nazionalità o etnia, italiani o stranieri) che si trovino a vivere situazioni di disagio e abbiano bisogno di sostegno per poter riprendere il cammino. Perché appunto, l’obiettivo, è l’inclusione sociale.

La decisione, illustrata oggi in una conferenza stampa, è stata presa dal commissario prefettizio del Comune di Latina Carmine Valente che si avvarrà nella fase operativa del lavoro dei volontari dell’Associazione 21 luglio. Era stata proprio quest’ultima, in tandem con la Caritas diocesana di Latina, a lanciare pubblicamente, per prima, l’allarme sulla necessità di non creare ulteriori ghetti, ma di lavorare su progetti di inclusione sociale per le famiglie rom, costruendo percorsi su misura e senza disperdere risorse economiche. L’ingresso sarà condizionato alla stipula di un Patto di Responsabilità, dove verranno riportati i reciproci impegni dell’Amministrazione di Latina e i soggetti firmatari, e di un Patto di Inclusione Sociale personalizzato.

“La stagione dei campi rom a Latina volge al tramonto”, ha detto Carlo Stasolla membro del direttivo della onlus che si occupa di lotta alle discriminazioni spiegando che, tra Comune e ospiti, si stabilirà un vero e proprio patto  di solidarietà solidale, fondato sul dare-avere, per il quale a uguali diritti corrispondono uguali doveri. Le famiglie ospiti del Centro di Autonomia Abitativa dovranno dunque mettersi in regola con i documenti se necessario, mandare a scuola i figli, accedere a percorsi di formazione, trovarsi un lavoro e, trascorso il periodo, anche una casa in cui vivere. “Avranno pari dignità rispetto a tutti gli altri cittadini”.

“‘Il centro ospiterà 19 moduli abitativi completi di tutto (da 3, 5 e 8 posti letto) dove le famiglie potranno restare per un massimo di 18 mesi. Parliamo di famiglie in temporanea difficoltà, a bassissimo reddito (isee fino a 15mila euro), prive di abitazione, che assumeranno nei confronti dell’Ente diritti e doveri, primo fra tutti quello di rendersi autonome attraverso percorsi di formazione cui provvederà il Comune. “Il Comune offrirà un contributo, ma si dovranno rispettare precise regole, pena la revoca dell’accoglienza”, ha spiegato la sub commissaria Ada Nasti che con gli uffici si è occupata di stilare il regolamento.

«E’ l’inizio di un percorso nuovo che trae origine dall’esigenza di risolvere un’emergenza sociale ma si spinge ben oltre proponendo, a differenza delle soluzioni del passato, un sistema di accoglienza che mira a responsabilizzare gli ospiti ed a renderli partecipi del percorso di autonomia abitativa. Abbiamo lavorato alla rimodulazione del progetto che prevedeva la ricostruzione del vecchio campo rom, per adattarlo alle indicazioni dell’Europa e lo abbiamo trasformato in qualcosa di diverso. E’ una rivoluzione. I lavori sono stati affidati ieri – ha detto il commissario prefettizio Carmine Valente – e speriamo vengano consegnati per maggio. Nel frattempo stiamo comprando i moduli abitativi e cominceranno i colloqui con le famiglie per spiegare il progetto”.

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