Per i circa 6mila pazienti in attesa di trapianto di rene c’è una nuova speranza di riuscire a trovare il donatore giusto. Un nuovo accordo tra l’Italia e gli Stati Uniti, infatti, permetterà i trapianti di reni «crossover» fra i due paesi. In pratica, ora i pazienti italiani e americani hanno la possibilità di beneficiare del reciproco «scambio» dell’organo tra coppie nelle quali il donatore è geneticamente incompatibile con il proprio ricevente ma compatibile con il ricevente di un’altra coppia.
L’accordo siglato rientra in un programma pilota
Si tratta di un programma pilota di donazione di rene frutto di un accordo siglato ieri al ministero della Salute. In particolare, l’accordo è stato sottoscritto dal Centro nazionale trapianti (Cnt), rappresentato dal direttore Massimo Cardillo, e dalla Alliance for Paired Kidney Donation (Apkd), fondazione non profit che gestisce uno dei programmi di trapianto di rene da vivente negli Usa, rappresentata dal suo presidente, il professor Michael A. Rees, direttore del Centro trapianti di rene dell’University of Toledo Medical Center, in Ohio. Alla firma del protocollo erano presenti il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri e il professor Ignazio Marino, direttore esecutivo del Jefferson Italy Center, l’organizzazione che promuove le iniziative di collaborazione sanitaria tra la Thomas Jefferson University di Philadelphia e le istituzioni italiane.
Sileri: «Si allarga la popolazione per la ricerca del donatore compatibile»
«Attualmente circa il 30% dei trapianti di reni tra vivi sono resi impossibili dall’incompatibilità tra donatore e ricevente», dichiara il sottosegretario Pierpaolo Sileri. «Con l’accordo di oggi, anche se al momento in fase pilota, la ricerca di una coppia donatore-ricevente che abbia una compatibilità incrociata si allarga ad una popolazione numericamente consistente e geneticamente eterogenea come quella statunitense, aumentando così le probabilità di individuare donatori compatibili per questi pazienti di difficile trapiantabilità e che diversamente sarebbero destinati alla dialisi a vita».
Le spese per il trapianto saranno a carico del paese del ricevente
Grazie all’accordo tra Cnt e Apkd, coppie di pazienti italiani e statunitensi potranno essere incrociate tra di loro sulla base di un algoritmo condiviso che verificherà il livello di compatibilità tra gli iscritti nelle due liste d’attesa: in questo modo, i pazienti affetti da insufficienza renale cronica e che hanno a disposizione un donatore volontario inadatto avranno una possibilità maggiore di ricevere il trapianto di cui hanno bisogno. Oltre agli aspetti tecnico-operativi, l’accordo prevede che i costi relativi alla procedura di trapianto siano a carico delle coperture assicurative Usa per il paziente statunitense e per il donatore italiano, mentre il Servizio sanitario nazionale italiano coprirà le spese per il paziente italiano e per il donatore americano.
La fase pilota riguarderà i primi tre trapianti, poi il programma verrà allargato
A viaggiare saranno i donatori: il prelievo e il successivo trapianto del rene avverranno infatti nel paese del ricevente. La fase pilota riguarderà i primi tre casi e sarà circoscritta a tre ospedali: per l’Italia parteciperà il Centro trapianti di rene del Policlinico Agostino Gemelli di Roma, diretto dal professor Franco Citterio, presente alla firma dell’accordo, mentre per gli Usa saranno coinvolti lo University of Toledo Medical Center e i poli ospedalieri della Thomas Jefferson University di Philadelphia. Conclusa la sperimentazione operativa e gestionale, il programma verrà rivalutato per un possibile consolidamento del protocollo e per il progressivo allargamento agli altri centri di trapianto di rene da vivente della rete italiana.
Accordi per trapianti di rene crossover anche con Francia, Portogallo e Spagna
Quello con gli Stati Uniti è secondo protocollo di scambio internazionale attivato dal nostro Paese: dal 2018 è in vigore un accordo che coinvolge Francia, Portogallo e Spagna e che si è concretizzato in tre trapianti incrociati proprio con quest’ultima nazione. Dal 2015 ad oggi il programma nazionale italiano di trapianto di rene crossover ha consentito la realizzazione di 77 interventi. Complessivamente nel 2021 in Italia sono stati eseguiti 2.043 trapianti di rene, di cui 341 da donatore vivente: di questi, 5 sono stati realizzati attraverso uno scambio tra coppie di donatori e riceventi.
Cardillo (Cnt): «Obiettivo finale: rete internazionale di trapianti incrociati»
«I trapianti di rene da vivente sono un’opzione terapeutica efficace per i riceventi e assolutamente sicura per i donatori, ma ad oggi rappresentano meno del 17% dei trapianti di rene eseguiti ogni anno in Italia», commenta il direttore del Cnt Massimo Cardillo. «Si tratta di una percentuale in forte crescita – aggiunge – ma ancora insufficiente per rispondere ai tanti pazienti ancora in attesa. Questo accordo tra Italia e Stati Uniti apre letteralmente una nuova frontiera e ci consentirà di aumentare significativamente le possibilità di stabilire match positivi tra i diversi pazienti». L’obiettivo finale, spiega ancora Cardillo, è una rete internazionale di trapianti incrociati: «A partire da questa esperienza potremo lavorare per un accordo di cooperazione tra tutti i paesi europei che ci consenta di internazionalizzare i programmi di donazione incrociata a beneficio dei pazienti».
Eterogeneità degli Usa rappresenta un valore per pazienti italiani in attesa di trapianto
«Negli Stati Uniti circa il 20% dei 6mila trapianti di rene da vivente vengono realizzati grazie agli scambi. Crediamo che questa collaborazione tra Cnt e Apkd potrà aumentare significativamente le opportunità per i pazienti con insufficienza renale sia italiani che statunitensi», sottolinea il professor Michael Rees. «Lo scambio di reni ci dimostra come le differenze – aggiunge – possano essere un valore e una risorsa: allargare il bacino dei donatori a cui attingere aumenta le possibilità di trapianto, perché le incompatibilità genetiche si registrano più facilmente tra persone etnicamente omogenee. L’eterogeneità della popolazione americana darà maggiori opportunità di trovare donatori compatibili per i pazienti italiani rispetto a quanto avviene oggi negli incroci con i cittadini dell’Europa meridionale».
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