L’intervento è stato eseguito dal direttore Uoc Cardiologia, il dottor Sergio Calcagno, e con lui in sala operatoria erano presenti i professionisti ospedalieri delle diverse discipline interessate: il dottor Ferdinando Ricci, primario della UOC Anestesia e Rianimazione, la CPSI dottoressa Sabrina De Giovanni, il Tecnico della Fisiopatologia Cardiocircolatoria e Perfusione Cardiovascolare il dottor Giovanni Biscotti.
«Il defibrillatore cardioverter – ha spiegato lo specialista Calcagno – è impiantabile per via sottocutanea (sottopelle) ed è progettato per somministrare una defibrillazione (una scossa elettrica) salvavita in caso di arresto cardiaco improvviso. Il dispositivo entra in azione quando rileva un ritmo cardiaco pericolosamente accelerato e invia un potente impulso elettrico al cuore per ripristinarne il ritmo normale».
L’ICD sottocutaneo, quindi, è un presidio salvavita per quei pazienti che soffrono di patologie cardiache comuni come l’infarto del miocardio, la cardiomiopatia dilatativa con conseguenti scompensi cardiaci, la cardiomiopatia ipertrofia ostruttiva o aritmogena dei ventricoli dx e sx. Patologie queste, che possono innescare un arresto cardiaco improvviso e, se non si interviene nei primi minuti della manifestazione, può condurre il soggetto alla morte.
«Poter offrire al San Paolo questo tipo di intervento è molto importante soprattutto per trattare i pazienti più giovani – ha aggiunto il dirigente – il trattamento di particolari patologie cardiache con questo tipo di defibrillatore porta notevoli benefici dal momento che lascia intatti cuore e vasi sanguigni. Si evitano le complicanze tipiche, come infezioni sistemiche e la necessità di rimuovere o sostituire gli elettrocateteri».
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