“Il dialogo con la Russia? Puzza, ma si deve fare”. Di ritorno dal suo viaggio in Kazakistan, dove ha partecipato al Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali, Papa Francesco torna a parlare di guerra durante 45 minuti di risposte ai giornalisti. In Ucraina, certo. Senza però dimenticare tutti gli altri teatri di conflitto in tutto il mondo. E toccando anche altri temi: la “moralità” di mandare armi all’Ucraina, per la quale “è lecito difendersi”, la necessità del “dialogo” sia con la Russia che con la Cina. E poi, a dieci giorni dalle elezioni, anche la politica.
“Oggi essere politico è una strada difficile. Dico essere un grande politico, un politico di quelli che si mettono in gioco per i valori della patria, per i grandi valori. Non che si mette in gioco per interessi, la ‘poltrona’ o per altro. Tutti i Paesi, tra cui anche l’Italia, devono cercare i grandi politici, cioè che abbiano la capacità di fare politica: c’è un’arte, è una vocazione nobile la politica”, dice. “Dobbiamo lottare per aiutare i nostri politici a mantenere il livello dell’alta politica, non la politica di basso livello, che non aiuta niente, anzi tira giù lo Stato, lo impoverisce”, afferma. E a proposito del nostro Paese che si avvicina al voto, il Papa ricorda di aver “conosciuto due presidenti italiani di altissimo livello, Napolitano e l’attuale, grandi. Poi gli altri non li conosco. All’ultimo viaggio ho domandato a uno dei miei segretari: quanti governi ha avuto l’Italia in questo secolo? Venti. Non so spiegarlo. Non condanno, né critico. Non so spiegarlo, semplicemente”. Per il Papa, poi, quella di inviare armi all’Ucraina “è una decisione politica, che può essere morale, cioè moralmente accettata se si fa con le condizioni di moralità. Ma può essere immorale se viene fatta con l’intenzione di provocare più guerra, o di vendere le armi o scartare quelle che a me non servono più. La motivazione è quella che in gran parte qualifica la moralità di questo atto”. Inoltre, “difendersi è non solo lecito, è anche un’espressione di amore alla patria. Chi non si difende, chi non difende qualcosa non la ama. Invece chi difende ama“. Su fino a che punto si possa dialogare con la Russia, Francesco – che tra l’altro definisce quello delle armi “un commercio assassino” – risponde di credere “che sempre sia difficile capire il dialogo con gli Stati che hanno incominciato la guerra, e sembra che il primo passo sia stato dato da lì, da quella parte. È difficile, ma non dobbiamo scartarlo. Dare l’opportunità del dialogo a tutti, tutti”. “Io non escludo il dialogo con qualsiasi potenza che sia in guerra, anche con l’aggressore”, ribadisce. “Alle volte il dialogo si deve fare così, ma si deve fare. Puzza, ma si deve fare”.
Il Pontefice avverte che nell’attuale Occidente in decadenza, “c’è il pericolo dei populismi“, cioè l’arrivo in politica dei “messia” che vengono esaltati nei momenti di profonda crisi, come nella “Germania del 1933“. E pronuncia parole durissime sul dibattito sull’eutanasia: “Uccidere non è umano. Punto. Se tu uccidi con motivazioni, alla fine ucciderai sempre di più. Uccidere lasciamolo alle bestie”. Il Papa, anche se la via è accidentata e “ci vuole molta pazienza”, promette di “continuare col dialogo” anche con la Cina. “Non è facile capire la mentalità cinese, ma va rispettata. E io la rispetto”, dichiara. Infine sui suoi prossimi viaggi: “È difficoltoso, il ginocchio ancora non è guarito. Ma questo prossimo viaggio lo farò”, dice a proposito di quello in cantiere a novembre in Bahrein. “Poi ho parlato l’altro giorno con mons. Welby (l’arcivescovo di Canterbury, ndr) e abbiamo visto come possibilità febbraio per andare in Sud Sudan. E se vado in Sud Sudan vado anche in Congo”.
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