Il procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia, indaga sugli scafisti, tre sono stati già individuati, che hanno condotto l’imbarcazione poi schiantatasi a poche centinaia di metri dalla costa calabrese, ma vuole approfondire anche cosa non è andato «nella catena dei soccorsi».
La strage di Steccato di Cutro nella quale sono morte, il bilancio è provvisorio, 64 persone, richiede di accertare le responsabilità in merito al mancato intervento di salvataggio.
Gli atti a disposizione dell’autorità giudiziaria confermano quanto Domani ha ricostruito su quelle ore nelle quali la Guardia di finanza è andata in mare con due imbarcazioni, prima di fare ritorno per l’impossibilità di affrontare il mare, e l’immobilismo della Guardia costiera.
In particolare in una delle relazioni c’è la conferma di un particolare, svelato dal nostro giornale, quello relativo alle comunicazioni intercorse tra le fiamme gialle e i militari della capitaneria di porto. Torniamo a quella notte tra sabato e domenica con le indicazioni precise per come sono state ricostruite da chi ha operato in quelle ore che hanno preceduto il dramma.
La notte della tragedia
Il 25 febbraio, alle ore 22:26, un aereo di Frontex, Eagle one, ha avvistato un’imbarcazione sospetta di trasportare migranti a circa 40 miglia a sud-est di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone.
Su questo punto la Guardia costiera ha dichiarato, con un comunicato, che la segnalazione di Frontex indicava un’unità di navigazione nel mar Ionio «in buone condizioni di galleggiabilità, con una sola persona visibile». Ma l’agenzia europea ha specificato di aver indicato un’imbarcazione pesantemente sovraffollata che si dirigeva verso le coste italiane, non escludendo che ci potessero essere persone sotto coperta.
Bisogna intervenire con operazione di soccorso e salvataggio, un evento sar, ma non viene dato l’allarme, e l’operazione diventa di polizia di frontiera. Su questo punto ha rotto il silenzio il comandante della capitaneria di porto di Crotone che ha parlato di «accordi a livello ministeriale e di regole di ingaggio che sono complesse». I ministeri coinvolti sono quelli dell’Interno e delle Infrastrutture, retti da Matteo Piantedosi e Matteo Salvini, un tempo insieme al Viminale.
Dalle 22:26 passano 4 ore prima che la Guardia di finanza disponga, alle 2:20, l’uscita in mare di una vedetta di Crotone e di un pattugliatore del gruppo di Taranto per «intercettare target», si legge nelle relazioni. Nelle prime ricostruzioni si era parlato di un intervento delle fiamme gialle precedente, invece, arriva intorno alle 2 e mezza perché, essendo di polizia di frontiera, può avvenire solo all’interno delle 12 miglia o massimo delle 24. Così le fiamme gialle aspettano l’avvicinamento dell’imbarcazione prima di partire.
Le unità navali, alle ore 03:30 circa, rientrano in porto a Crotone per le cattive condizioni meteo e del mare. C’è ancora tempo per le operazioni di salvataggio, ma in questo momento arriva la parte più importante. Non è stato lanciato allarme, non si sta procedendo con soccorso e salvataggio, ma con operazione di polizia di frontiera visto che la Guardia costiera è ferma e non ha avviato le procedure in caso di evento sar, search and rescue.
Alle ore 03:40 circa la sala operativa del comando provinciale della Guardia di finanza di Vibo Valentia comunica all’autorità marittima di Reggio Calabria, che le due unità navali sono state costrette a interrompere la navigazione per avverse condizioni meteo marine. «Gli operatori di sala richiedevano alla medesima autorità l’intervento di proprie unità navali per raggiungere il target, senza ricevere riscontro», si legge.
Una versione che la Guardia costiera ha ricostruito in modo diverso, ma la telefonata è registrata. «Con mare forza 7 non ci sarebbe stato neanche bisogno di chiedere un intervento», racconta una fonte investigativa.
Le imbarcazioni della Guardia costiera, le condizioni del mare lo consentivano e anche i mezzi a disposizione, non si muovono.
Alle ore 03:50 la sala operativa delle fiamme gialle, mediante la postazione della rete radar costiera, acquisiva un target verosimilmente riconducibile alla segnalazione Frontex.
Alle ore 03:55, i carabinieri di Crotone, contattati dalla Guardia di finanza, comunicavano di avere ricevuto una chiamata da un’utenza telefonica satellitare, che segnalava la presenza di un’imbarcazione con migranti in prossimità delle acque antistanti la località Steccato di Cutro, la segnalazione coincideva con la traccia del radar costiero della Guardia di Finanza.
Gli equipaggi delle imbarcazioni, rientrati nel porto di Crotone, tra le ore 04:30 e 04:45, componevano 2 pattuglie che si dirigevano verso la località di sbarco, dove arrivavano alle ore 05:30. All’arrivo hanno constatato il naufragio del caicco e soccorso i sopravvissuti. Ormai era troppo tardi.
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