Continua la mobilitazione contro l’ergastolo ostativo (che impedisce qualsiasi beneficio al condannato) e il carcere duro del 41bis (in celle singole e carceri speciali) al quale è sottoposto per 4 anni l’anarchico Alfredo Cospito, il detenuto in sciopero della fame da oltre 60 giorni nel carcere di Sassari dove è recluso in isolamento, dopo una condanna a venti anni in primo grado per una serie di attentati rivendicati tra il 2003 e il 2016, tra i quali l’aver sparato alle gambe a Roberto Adinolfi, manager dell’Ansaldo, nel 2012 a Genova.
Si moltiplicano le iniziative in favore di Cospito – come la maratona oratoria trasmessa in streaming su Radio radicale – dopo la sospensione del processo di secondo grado, nel quale il leader della Federazione anarchica informale (Fai) rischia l’ergastolo, per l’invio degli atti alla Consulta che deve decidere sulle circostanze attenuanti che potrebbero evitargli il fine pena mai.
Cospito è il primo anarchico al quale viene applicato il regime del carcere duro – ricostruisce l’Ansa – e per richiamare l’attenzione sul suo caso, e in generale sull’applicazione del 41bis e dell’ergastolo ostativo che secondo molti sono in contrasto con la Costituzione e il principio della rieducazione della pena.
L’associazione Nessuno tocchi Caino ha lanciato una mobilitazione con sciopero della fame a staffetta oltre alla maratona oratoria organizzata dagli attivisti dei diritti umani Delfina Unno Pastalunghi e Umberto Baccolo.
Trasversale è la partecipazione a queste iniziative, tra le quali quella di Luigi Manconi, di molti avvocati penalisti come Caterina Calia e Carlo Taormina, docenti universitari e studiosi del diritto, operatori del carcere ed ex detenuti.
Allo sciopero della fame a staffetta ha aderito anche Giuliano Castellino, neofascista romano raggiunto da più misure di sicurezza per aver partecipato a violenze durante raduni no-vax e all’assalto alla Cgil.