Con autorità. Soprattutto con superiorità, nei confronti di un avversario davvero troppo inferiore per impensierire i nerazzurri e a questo punto, viene da pensare, proprio inadeguato per il palcoscenico della Champions League. L’Inter passa a Plzen contro il Viktoria al termine di una partita dominata dal primo all’ultimo minuto e alla fine vinta “solo” per 2-0, grazie alle reti di Dzeko e Dumfries, una per tempo, al momento giusto. Dopo la vittoria al cardiopalma contro il Torino in campionato, ne arriva un’altra in coppa, più tranquilla anche delle più rosee aspettative. Nel girone della morte con Bayern Monaco e Barcellona, per i nerazzurri questa era già una finale (uno spareggio per l’Europa League, per i più cattivi). E poi in Europa non esistono match scontati, già in passato i nerazzurri erano scivolati contro squadre sulla carta abbordabili e poi rivelatesi ostiche, addirittura fatali. Non è il caso del Viktoria, che ne aveva rimediati cinque contro il Barcellona al Camp Nou, e non fa miglior figura in casa in quella che lo stesso tecnico ceco aveva definito come “la partita più giocabile”. Non lo è stata affatto perché l’Inter ha dimostrato una padronanza insospettabile nelle ultime settimane. La squadra di Inzaghi ha segnato subito e raddoppiato al momento giusto, senza rischiare mai. Soprattutto, e questa forse è la notizia migliore della serata, praticando un discreto turnover e risparmiando tante energie fisiche e mentali che torneranno utili domenica in campionato.
Alla lettura delle formazioni, le scelte di Inzaghi avevano fatto subito discutere. In campo Onana al posto di Handanovic, ma anche Acerbi, Mykhtarian. E soprattutto Lautaro in panchina, in una partita già decisiva per il cammino europeo. Ha avuto ragione il tecnico perché Dzeko è stato il migliore in campo e persino l’inconcludente Correa più che sufficiente per portare a casa il match. Dal calcio d’inizio i padroni di casa si schierano in undici dietro la linea della palla, due linee compatte quasi senza soluzione di continuità e nessuna velleità offensiva. Inizia così un lungo monologo dei nerazzurri per l’occasione in maglia bianca, volto ad aggirare, scavalcare, sfondare in qualche modo la diga avversaria. È una situazione che in passato ha già dato fastidio alla squadra di Inzaghi, ma la resistenza dei cechi è davvero troppo inerte e passiva: basta uno scambio di posizioni, l’accentramento di Gosens e l’allargamento di Dzeko, per mandare in tilt la retroguardia avversaria e liberare il bosniaco sul lato corto dell’area di rigore. Splendido il piatto destro, prezioso il vantaggio immediato che indirizza la gara.
Il piano, così grossolano, del tecnico Bilek è già scompaginato. Il Viktoria cambia modulo e un po’ anche atteggiamento ma il risultato non è un granché: difende sempre in blocco ma in maniera più scomposta, quando si spinge timidamente in avanti non riesce a proporre altro che un lento giropalla. Lo spettacolo che ne viene fuori non è proprio esaltante ma all’Inter va più che bene così. Al primo tempo in totale controllo manca solo il raddoppio, che per poco non arriva in contropiede col solito Dzeko. Ancora più clamorosa la doppia parata del portiere Stanek a inizio ripresa. L’Inter continua a dominare in lungo e soprattutto in largo, inteso proprio come senso del campo dove Dumfries è fisicamente imprendibile per gli avversari. La superiorità, già schiacciante, diventa anche numerica per l’espulsione di Bucha, rosso diretto (su suggerimento del Var) per un’entrata pericolosa e gratuita su Barella.
Pur in serata di grazia, l’Inter conferma il suo grande limite di non riuscire a chiudere le partite più semplici. Quando si entra nell’ultimo quarto di gara, il punteggio è ancora in bilico e il Viktoria comincia a buttare qualche palla in mezzo all’area che fa venire a Inzaghi i brutti pensieri. Per fortuna arriva subito il sospirato raddoppio, con un contropiede orchestrato magistralmente da Dzeko e concluso da Dumfries. Sul 2-0 la partita è virtualmente chiusa e l’unico rimpianto resterà quello di non aver arrotondato il punteggio, in un girone di ferro dove alla fine potrebbe contare anche la differenza reti. Rimane il dubbio anche se una vittoria così convincente e autoritaria in Europa, merce rara per l’Inter recente, sia più merito dei nerazzurri o demerito negli avversari. Meglio non porsi il problema e pensare alla prossima.
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