“La Regione Veneto sta dimostrando attenzione e cura nel rispondere a Stefano. Lo fanno nel solco e nel rispetto della normativa, ma, nell’Italia del sabotaggio dei diritti civili, persino il rispetto delle regole diventa un fatto straordinario”, Marco Cappato ha commentato così all’Adnkronos il caso di Stefano Gheller, il 49enne di Cassola affetto da distrofia muscolare, che nel giro di tre mesi ha chiesto e ottenuto dall’azienda sanitaria vicentina il via libera per il suicidio assistito. “Noi saremo a fianco di Stefano qualunque sarà la sua scelta, sperando che trovi la forza di continuare a battersi con noi per i diritti delle persone con disabilità“, ha aggiunto il tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni.
“Buongiorno amici vicini e lontani oggi sono felicissimo ed è un gran bel giorno, è stato qui, il direttore sanitario della Aulss 7 Pedemontana, a cui io il 30 giugno avevo inoltrato la mia richiesta di suicidio assistito, vi informo che la mia richiesta è stata accolta, e ora sono libero di decidere quando vorrò mettere fine alle mie sofferenze”, ha scritto nei giorni scorsi Gheller sulla sua pagina Facebook.
Gheller, che da 34 anni vive su una sedia a rotelle a causa della distrofia muscolare ed è attaccato ad un respiratore 24 ore su 24, ha raccontato in rete che all’incontro c’era anche suo zio Paolo, fratello di sua mamma, con sua zia Rosanna. “Mia sorella l’avevo inviata ma non poteva venire, poi mi ha detto che non è venuta – ha aggiunto – perché sarebbe stata male, e l’avevo immaginato”. L’uomo si è detto “contento che questo diritto gli sia stato riconosciuto” e spera che questo possa servire “per altre eventuali persone che ne faranno richiesta”.
Il 27 giugno Gheller aveva scritto all’Ulss 7 Pedemontana per chiedere l’accesso legale al suicidio assistito. Ha raccontato che avrebbe potuto andare in Svizzera, ma di aver deciso di rimanere a combattere la sua battaglia in Italia. “La mia Aulss devo dire è stata veloce rispetto ad altri casi a darmi risposta e sosterrà tutte le spese per quando deciderò di farlo – ha raccontato – sul quando dipenderà da due fattori, il primo ovviamente sul decorso della mia malattia e cosa ancora mi toglierà più di quanto mi ha già tolto fin’ora, poi dipenderà da quanto lo Stato italiano e la Regione Veneto mi aiuterà economicamente a fare una vita dignitosa potendo pagare un’assistenza adeguata ai miei bisogni, perché doversi alzare ogni mattina e affrontare la giornata è già dura così, ma oltre al peso della malattia dover pensare a come pagare l’assistenza adeguata e non solo diventa un ulteriore peso continuo che ti consuma le poche forze che uno ha”.
“La Chiesa ha una posizione e mantiene la fermezza nella lotta contro l’eutanasia”, ha commentato il presidente della Cei, Matteo Zuppi. Nessuna deroga alla sacralità della vita, tuttavia riconosce “che alcuni vivono drammaticamente alcune sofferenze”, come ha spiegato il cardinale a LaPresse all’indomani dell’annuncio di Gheller. Alle persone che, come Gheller, soffrono profondamente nel corpo “la Chiesa manifesta attenzione, rispetto e vicinanza, e lotta affinché siano garantite tutte le difese, le cure palliative alla protezione delle fragilità”, ha ribadito Zuppi che in merito alla discussione in Parlamento sul fine vita, auspica “riferimenti chiari che aiutino a difendere la grandezza della vita perché non sia mai una scelta individuale. È vero che la vita è di ciascuno, ma deve interessare tutti”.
Dall’altra parte Gheller si dice “libero e felice” per la possibilità che gli è stata data dalla Aulss 7 Pedemontana. “Mi sento sollevato”, ha commentato ribadendo però di amare la vita “tantissimo”, quel che conta per lui al momento è che gli sia stato riconosciuto “un diritto che dovrebbe avere ogni persona, speriamo che il nuovo governo prenda in mano la decisione di fare questa legge italiana”.
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