Nella settimana nazionale della prevenzione oncologica LILT entra in carcere con l’iniziativa “Prevenzione senza barriere”. Si tratta di un progetto di sensibilizzazione e diagnosi precoce rivolto a detenute e personale femminile della casa di reclusione di Bollate, carcere modello alle porte di Milano.
Prevenzione senza barriere per donne in condizioni di marginalità
«Con prevenzione e corretti stili di vita si possono prevenire quattro tumori su dieci – ha dichiarato Marco Alloisio, Presidente di LILT Milano, Monza e Brianza a Sanità Informazione –. Per questo il nostro obiettivo è avviare un percorso di consapevolezza delle donne dove il rispetto del corpo e la sua cura diventano prioritari». Stop al fumo, alimentazione corretta e attività fisica è dunque il messaggio che la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori da qualche anno promuove anche tra le donne in condizione di marginalità. «A Milano abbiamo avviato un percorso con le donne migranti a cui abbiamo riservato molte visite di prevenzione oncologica grazie al supporto di mediatori culturali – ha aggiunto Alloisio – ed ora ci stiamo portando verso queste aree più marginali e fragili».
Check up ginecologico per donne detenute
Per la prima volta, dunque, la prevenzione oncologica si fa in carcere con un ambulatorio mobile. La scelta è caduta su Bollate, casa di reclusione che fa dell’inclusione uno dei suoi punti di forza. Sono 1350 i detenuti, di cui 100 donne ed è a loro che, in questa prima esperienza di “prevenzione senza barriere”, si è rivolta LILT con il personale sanitario dell’ASST Santi Paolo e Carlo per lo screening mammografico e ginecologico. «Le detenute sono molto attente alla loro igiene personale – ha spiegato Chiara Tamburrano, senologa e radiologa dell’ASST Santi Paolo e Carlo – sono in uno stato di serenità, tutte molto contente di poter usufruire di questa iniziativa».
Susanna fa prevenzione e sensibilizza le compagne di cella
Susanna è una di loro. Ha 54 anni, e dopo aver partecipato a tutto il programma di prevenzione, ora è impegnata a sensibilizzare le altre detenute. «Questo ambulatorio mobile per noi è una grande occasione – ha dichiarato la donna senza mostrare il volto -. Abbiamo avuto modo di fare una visita ginecologica completa, il pap-test, la mammografia e l’ecografia mammaria. Uno screening completo con la possibilità, tra l’altro, di avere i risultati immediati».
Screening gratuiti dai 20 ai 70 anni
Per agevolare il check up sono stati fatti da LILT quattro incontri di preparazione rivolti a detenute dai 20 ai 70 anni, con l’obiettivo di porre attenzione ai segnali del corpo e ad imparare i comportamenti corretti per la salute. Hanno aderito in 85 con domande e testimonianze personali «Ho avuto modo di superare anche i pregiudizi del passato – ha aggiunto Barbara, da un anno a Bollate, ma da sempre attenta alla prevenzione – i dottori ci hanno fatto sentire a nostro agio, senza vivere il disagio di essere all’interno di un carcere. Mi auguro che questa iniziativa venga riproposta in futuro». Anche per Barbara, come per Susanna, si tratta di un appuntamento importante. «Le detenute, in questo modo, hanno la possibilità anche in carcere di continuare a prendersi cura della propria salute o per chi non l’aveva mai fatto, di iniziare».
Per Alexandra la prevenzione è iniziata in carcere
È il caso di Alexandra, una ragazza che si avvicina alle telecamere con molto riserbo, ma con la voglia di raccontare la sua esperienza condita di curiosità e ansia: «Credo che iniziative di questo genere all’interno del carcere sensibilizzino molto, anche per tante donne, come me, che nella vita non avevano mai potuto fare prevenzione». In Italia negli ultimi anni, complice la pandemia, le nuove diagnosi di tumore sono passate da 376.000 nel 2020, a 390700 nel 2022. È fondamentale dunque arrivare prima e arrivare in tempo. Anche in carcere.
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