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Il cane come un figlio e Casa Rosa, il camposanto per animali più antico d’Italia

Quante volte avete sentito dire che i cani sono meglio delle persone? Il loro “amore” verso il padrone è totale, incondizionato, senza tempo. Quanti i casi di fedeltà profonda, che prevaricano addirittura la morte. Le foto dei tanti cani, di ogni razza ed età, accoccolati sulla tomba del padrone defunto, lo testimoniano.

La storia di Hachiko

Poi nel 2009 arriva sugli schermi la storia vera, raccontata dal film “Hachiko – il tuo miglior amico”, con Richard Gere nei panni di un professore americano, che muore d’infarto improvvisamente. Hachiko, il suo tenero cane giapponese, lo aspetta per anni alla stazione, finché egli stesso muore. La storia commuove il mondo e ancora se ne parla come esempio di fedeltà.

Cani che ereditano delle fortune

Questo amore sfocia in riconoscenze incredibili e, per risposta alla loro fedeltà, sorgono addirittura i cimiteri per cani, per non dimenticare questi preziosi compagni di vita. A Roma c’è Casa Rosa, il camposanto per animali più antico d’Italia, aperto nel 1923. Le lapidi si alternano a casettine in pietra e di legno, addobbate con peluche, fiori veri e finti, ciondoli, girandole, dediche su bigliettini lasciati in mostra. Ciascuno ricorda il proprio amico come crede.

Nel febbraio 2021 Lulù, una border collie di Nashville in Tennessee, eredita 5 milioni di dollari da Bill Dorris, un ricco uomo d’affari che la indica nel suo testamento come unica erede dei suoi beni. A fine gennaio del 2022 il pastore tedesco Gunther IV eredita addirittura 336 milioni di euro. Possiede una villa alle Bahamas e una a Miami, dove aveva vissuto Madonna! Avvisiamo i facoltosi proprietari di animali domestici italiani che da noi non è possibile lasciare in eredità i propri beni a cani, gatti e conigli o ai pesci dell’acquario. La legge non ritiene che gli animali abbiano capacità giuridica, requisito necessario per essere titolari di diritti e doveri.

In Italia ci sono più animali domestici che umani

Resta il fatto che questa passione tra esseri umani e cani, gatti e altri animali domestici, in questi ultimi decenni è cresciuta a dismisura. La pandemia ha dato un colpo di accelerazione al fenomeno. Grazie al lockdown forzato sono aumentati di 7,8 milioni le persone che hanno acquistato, o comunque preso in casa con loro un cane, un gatto o un altro piccolo amico.

Secondo uno studio Assalco-Zoomark il numero degli animali domestici in Italia ha ormai superato i 62 milioni. In altre parole abbiamo più animali che esseri umani!

Molti umani possiedono più d’un animale: il 62% ha almeno un cane e il 56% almeno un gatto. Il cane, in particolare, è considerato un affetto molto importante, tanto che per il 37% è considerato come un figlio. Se si prende in considerazione la generazione più giovane il dato cresce sensibilmente al 51%.

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Un segno evidente di quest’amore lo si riscontra nella crescita della spesa alimentare che è aumentata di più rispetto a quella per i bambini. Il dato torna con il fatto che nascono sempre meno bambini e si adottano sempre più cani e gatti. Il mercato ci mostra un giro d’affari mondiale di 232 miliardi di dollari che, per il 2027 salirà a 350 miliardi.

Sono molti gli aspetti curiosi di questa crescita, che vede ormai tutta una serie di nuovi prodotti, oltre ai croccantini dedicati alle singole razze ed età, tra cappottini, guinzagli allungabili, ossa finte per giocare, ombrellini e scarpe da passeggio per il proprio Fido. Non mancano anche gli eccessi: In provincia di Brescia è nata la Doggy & Bag, la prima pasticceria artigianale per animali domestici: lì potete comprare il candoro e il canettone!

La qualità della vita migliora in compagnia di un animale

Ha ormai un riconoscimento evidente, da parte della scienza, che il benessere delle persone aumenta se vivono con un animale domestico, sia un cane o una tartaruga, meglio ancora se un cavallo. Pare infatti che i cavalli siano particolarmente necessari nella terapia di alcune malattie della mente, che riguardano anziani e bambini. Il gatto, per esempio, è in grado di caricarsi dello stress del padrone, quando torna a casa dopo una giornata di lavoro. Tutte cose riconosciute nella indagine Assalco – Zoomark , già citata.

Fra gli anziani il 67% ha migliorato la propria vita grazie alla compagnia di un cane e il 77% grazie a quella di un gatto.

L’affetto padrone – cane: risposta alla solitudine moderna?

Secondo l’Associazione nazionale dei medici veterinari italiani il lockdown è stato responsabile della nascita di “cluster autoreferenziali” tra padroni e animali domestici. Una sorta di bolla affettiva che tende a bastare a sé stessa e ad escludere il mondo esterno, quindi tutti gli altri affetti. Questo accade, in tanti casi, specialmente per gli anziani che restano soli con il proprio cane o gatto o nel caso di gattari e appassionati di zoo casalinghi.

Solo che pare più una risposta alla mancanza di affetti, che una voglia di chiudersi agli altri. Un effetto e non una causa della solitudine imperante nelle grandi città e che ora si va allargando anche alla provincia.

Sul significato da dare a questa scelta le opinioni sono contrastanti. “Colui che, deluso e amareggiato dalle debolezze umane, toglie il suo amore all’umanità per darlo ad un cane o a un gatto, commette senza dubbio alcuno un grave peccato, vorrei dire un atto di ripugnante perversione sociale”. Lo sostiene Konrad Lorenz, padre dell’etologia, nella sua opera E l’uomo incontrò il canedel 1949. Le sue parole suonano oggi come critica profetica. Tuttavia l’opinione pubblica sembra sempre più convinta che vi sia invece similarità nella relazione col cane e col gatto, rispetto a quella con i figli. Che quindi sia legittimo questo investimento emotivo totalizzante, come in un legame familiare.

I rischi dell’antropomorfizzazione nella relazione con l’animale

Non farà piacere a gattari e canari ma è ciò che penso e per il quale mi conforta il parere di molti esperti del comportamento animale. Si può amare alla follia un animale, non lo metto in dubbio. Siamo esseri viventi, mammiferi, portati allo scambio familiare, alla compagnia. Ma associare questo rapporto a quello che si dovrebbe avere con un figlio o con un genitore è assurdo. Un cane, un gatto, un cavallo, un coniglio, per quanto esseri meravigliosi, in grado di darci emozioni uniche, restano animali di specie diversa dalla nostra. Con caratteristiche e comportamentali del tutto differenti da quelle di un essere umano, bambino o adulto che sia.

Questo ha dei riflessi molto importanti sulla capacità che abbiamo di educare un cane. Lasciamo stare il gatto, perché come è risaputo, ha un carattere sufficientemente forte da sfuggire a certe velleità di controllo. Diciamo che col gatto il rapporto è abbastanza paritario e per questo piace di più a molti umani.

Preoccupiamoci del loro equilibrio più che dei nostri sentimenti d’affetto

Non si può trattare un cane come se fosse uno di noi. Il cane afferra molte delle nostre sensazioni e intenzioni ma non capirà mai il nostro linguaggio, come fosse un bambino. La natura gregaria del cane fa si che veda in noi il capobranco del suo sentito istintivo. Ha bisogno di ordini chiari e di una guida forte. Le interazioni con l’umano possono essere per il cane fonte di stress e di paura che poi danno luogo a comportamenti anche pericolosi, aggressivi, per esempio con gli altri cani o con i bambini, per motivi di gelosia.

Per la etologa Federica Pirronelo stress è una risposta generalizzata, e non specifica, a qualsiasi fattore che turbi, o minacci di turbare, la capacità di un animale di mantenere l’omeostasi, ossia il proprio equilibrio, la propria stabilità. La paura, invece, è una risposta emozionale, e quindi psico-fisiologica, a un pericolo percepito”. Paura e stress non sono sinonimi ma la paura può contribuire a generare, o a mantenere, uno stato di stress. E un animale che ha molta paura, soffre.

I comportamenti che possono fuorviare la natura del cane, umanizzando il rapporto con lui, sono: farlo dormire nel proprio letto, lasciarlo mangiare accanto alla nostra tavola, baciarlo sul muso. Oppure anche, al contrario schiavizzarlo ingiustamente, costringendolo ad adattarsi alle nostre abitudini casalinghe, rinunciare agli sfoghi nei parchi, bloccarlo ad una cuccia, con una catena. Sono tutti interventi che maltrattano la sua natura. Cose che fanno male a lui ma anche a noi.

Ogni volta che interagiamo con altre specie animali è bene ricordare che le nostre azioni possono avere effetti duraturi nella loro vita. Noi possiamo essere vissuti come dei predatori e non solo come capi branco, incutere loro paura e non solo riconoscenza. Cercare di capire il loro modo di sentire e di esprimersi può aiutarci a far vivere loro una condizione di benessere il più possibile prossima alle loro esigenze e non alle nostre.

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