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Il metodo Meloni per non affrontare il problema idrico

Per risolvere la crisi idrica, il governo Meloni mette in campo una struttura ampia e articolata, ma tante competenze per combattere la siccità sono ancora da assegnare e il tempo corre. I vertici dell’esecutivo hanno deciso ieri di organizzare la lotta alla mancanza d’acqua intorno a due punti fissi, un commissario nazionale che risponde a palazzo Chigi e una cabina di regia che fa capo al ministero delle Infrastrutture, cioè a Matteo Salvini, e gestisce interventi «di lungo periodo». La soluzione è una grande prova di cerchiobottismo e accontenta sia Fratelli d’Italia, che preferiva la soluzione del commissario, sia la Lega, che, anche in chiave autonomista, spingeva per la creazione di un tavolo sotto il controllo del segretario del Carroccio per gestire le crisi volta per volta.

Così, tutti saranno accontentati. Nonostante la cabina in mano a Salvini rischi di essere un elemento più di forma che di sostanza, visto che dovrà condividere il proprio potere oltre che con il commissario nazionale anche con i presidenti di Regione. Anche gli amministratori locali hanno alcuni poteri sulle acque territoriali, che complessivamente ricadono nel raggio d’azione del ministero delle Infrastrutture.

I compiti

La riunione di ieri a palazzo Chigi, a cui hanno partecipato oltre a Salvini anche i ministri Francesco Lollobrigida, Nello Musumeci, Roberto Calderoli e una serie di altri membri del governo, non ha definito nel dettaglio le competenze di ciascuno degli organismi che comporranno la rete d’azione contro la siccità. Gli unici poteri ben definiti sono quelli del commissario: «potrà agire sulle aree territoriali a rischio elevato e potrà sbloccare interventi di breve periodo come sfangamento e sghiaiamento degli invasi di raccolta delle acque, aumento delle capacità degli invasi, gestione e utilizzo delle acque reflue, mediazione in caso di conflitti tra regioni ed enti locali, ricognizione del fabbisogno idrico nazionale».

Le singole Regioni, che pure erano meno preoccupate di Salvini dell’esistenza della cabina di regia, considerato che disponevano già di poteri in materia idrica, sono soddisfatte soprattutto del fatto che il commissario farà da intermediario: ci sarà bisogno di qualcuno al di sopra delle realtà locali per risolvere controversie più che probabili.

Resta difficile da capire quale possa essere il ruolo della cabina di regia del ministero delle Infrastrutture, oltre che fornire sostegno tecnico al commissario e diventare una delle incombenze che riempiono l’agenda di Salvini, già molto impegnato in sopralluoghi e attività sul territorio. L’impressione è che Fratelli d’Italia voglia lasciare un palco su cui brillare al segretario del Carroccio, che ha appena finito di celebrare l’altro suo grande successo ottenuto al ministero, l’approvazione del decreto Ponte, per la realizzazione del collegamento sullo Stretto di Messina.

Un traguardo che ha festeggiato insieme alla festa del papà nei gazebo della Lega in tutta Italia. Ma la cabina di regia serve anche a dare una vetrina a chi finora nella vita dell’esecutivo ha avuto poca visibilità, cioè Musumeci. L’ex presidente della Regione Sicilia aveva perso subito dopo la formazione del governo la sua delega al Sud, rimanendo con quelle al Mare e alla Protezione civile.

Proprio quest’ultima gli garantirà un posto al tavolo di Salvini. Se tutta questa mobilitazione di forze possa portare effettivamente a una gestione migliore di una crisi che si preannuncia anche peggiore rispetto a quella dell’anno scorso è tutto da vedere. Come si legge nel comunicato di palazzo Chigi, «sono in corso le valutazioni tecniche per formalizzare la soluzione definitiva».

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Lisa Di Giuseppe

Scrivo di politica, economia ed esteri (soprattutto Germania). Ho lavorato per Reuters, La7, Corriere della Sera e Public Policy. Su Twitter sono @sallisbeth

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