Dai domiciliari al campo, nel giro di poco più di un mese: ha giocato per cinque minuti, nel derby di Serie D contro il Grosseto, Mattia Lucarelli, calciatore del Livorno, figlio di Cristiano. Il calciatore, terzino classe 1999, è accusato di violenza sessuale di gruppo assieme a un altro compagno di squadra, Federico Apolloni: violenza che avrebbero compiuto a Milano ai danni di una studentessa americana nel marzo del 2022. I due erano stati posti ai domiciliari il 20 gennaio scorso poi il tribunale del Riesame di Milano ha disposto l’obbligo di dimora a Livorno con prescrizione di non uscire di casa dalle 20 alle 8. La misura è tuttora in essere e, in questo caso, visto che il Livorno era in trasferta a Grosseto, è probabile che ci sia stata un’autorizzazione del giudice per permettere all’indagato – che d’altra parte gioca a calcio per lavoro – di allontanarsi dal luogo in cui vive.
Lucarelli, su decisione dello staff tecnico e della società, è stato convocato e inserito nella lista delle riserve: è entrato in campo all’88esimo, difendendo l’1 a 1 finale agguantato dagli amaranto pochi minuti prima, con il Grosseto in nove uomini. Apolloni non è stato convocato perché da tempo alle prese con i postumi di un infortunio. Il club amaranto ha evidentemente ritenuto che ci fossero le condizioni per una decisione del genere, in ogni caso molto delicata: non solo sotto il profilo formale, ma anche ambientale.
Condizioni ambientali che, per esempio, qualche settimana fa hanno impedito il trasferimento del difensore professionista Manolo Portanova dal Genoa al Bari, un affare praticamente concluso che però è saltato dopo che i tifosi biancorossi che infatti erano insorti. Va sottolineato, peraltro, che Portanova è stato condannato in primo grado a sei anni per violenza sessuale di gruppo, mentre nel caso di Lucarelli ed Apolloni l’inchiesta non è ancora nemmeno conclusa, anche se sono state disposte misure cautelari e sono arrivate le pronunce di un gup e di un collegio di giudici al Riesame.
Il Genoa, nel caso di Portanova, ha aspettato la sentenza al termine del processo prima di mettere fuori rosa il giocatore e questa è evidentemente anche la linea del Livorno che a poco più di un mese dall’arresto ha rimandato in campo uno dei due indagati. Fin dai giorni dell’arresto lo stesso Cristiano Lucarelli ha difeso in prima persona il figlio sui social: “Ci metto la faccia come sempre – ha detto tra l’altro in uno dei suoi interventi – Ce la metto anche per un ragazzo cui ho trasmesso grandi valori a partire dall’essere contrari a ogni forma di violenza, soprattutto contro le donne. Se prima ero convinto che mio figlio fosse innocente dopo aver letto gli atti rafforzo ancora di più l’idea. Siamo spaventati dal processo mediatico”.
Secondo quanto ricostruito dalla polizia e dalla Procura di Milano la vittima della presunta violenza, una studentessa americana che viveva a Milano, dopo essere uscita da una discoteca, aveva accettato un passaggio in auto da cinque giovani (tutti sotto inchiesta) che, invece di raccompagnarla a casa come lei aveva richiesto, l’hanno condotta in un appartamento, dove ha subito violenza, in particolare, da Lucarelli ed Apolloni. Nell’ordinanza che portò ai domiciliari il tribunale ha scritto che gli indagati hanno filmato la vittima “a sua insaputa” e che da questi video emerge “l’incapacità degli indagati di comprendere appieno il disvalore delle proprie condotte, e la conseguente possibilità che gli stessi reiterino nei propri comportamenti delittuosi, convinti della propria innocenza”. I giovani indagati si sono difesi, durante gli interrogatori, sostenendo “che quella sera il clima era goliardico e che la ragazza era sempre d’accordo“.
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