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Bloccato il poltronificio degli Egato, i nuovi enti per la gestione dei rifiuti a livello provinciale. A sventare la spartizione delle presidenze e dei posti nei cda, ultimo “regalo” dell’amministrazione Zingaretti, è stato l’intervento a tenaglia dei dirigenti nazionali di Lega e FdI a cui ha dato infine manforte anche l’assessore alla sanità e candidato del Pd alle elezioni di febbraio, Alessio D’Amato.
Troppo imbarazzante per tutti quello che, complice il clamore sollevato anche dalla stampa nazionale, si andava configurando, a tre mesi dalle urne, come l’ennesimo scandalo all’italiana. Scandalo targato Pd, ma al quale a livello locale c’era il rischio che partecipassero anche alcuni esponenti di centrodestra: d’altra parte quando si tratta di mettere nel piatto mani, piedi e soprattutto bocche, è facile stabilire accordi sottobanco.
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Dopo l’elezione al vertice dell’Egato di Frosinone di Mauro Buschini, l’ex presidente del Consiglio regionale già coinvolto nella concorsopoli di Allumiere, leghisti e meloniani sono scesi subito sul piede di guerra, prendendo oltretutto anche atto che la situazione nelle province stava sfuggendo di mano e che si sarebbe andati verso possibili grandi ammucchiate trasversali con gravi ricadute di immagine per lo stesso centrodestra. Le poltrone in ballo, d’altra parte, fanno decisamente gola: la presidenza vale 8 mila euro al mese (l’80% dello stipendio del governatore laziale) e il posto nel cda 4 mila (il 40%).
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Decisivo è stato infine l’intervento di D’Amato, il quale, capito il tentativo di alcuni ras locali del Pd di sfilarsi dalla partita delle regionali (data ormai per persa) e di sistemarsi decorosamente nei nuovi enti di gestione della monnezza, ha bloccato tutto pretendendo che i consiglieri uscenti dem si ricandidino. D’Amato temeva infatti che il disimpegno dei big laziali dalla competizione elettorale lo avrebbe mandato a sfracellarsi. Perdere sì, ma evitando l’umiliazione. Per di più la legge Severino vieta agli eletti di ricoprire altre cariche pubbliche prima che siano trascorsi due anni.
ARTICOLO COMPLETO SUL CORRIERE DI VITERBO DELL’11 DICEMBRE (Edicola digitale)
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