Adesso non ci sono alibi. La Lazio di Sarri si giocherà la volata nelle condizioni ideali, nel finale di stagione che desiderava. Al netto delle delusioni per le premature eliminazioni dalle coppe, il rovescio della medaglia ora è la possibilità di concentrarsi esclusivamente sulla Serie A e sulla volontà di confermare il secondo posto in classifica da qui al termine del campionato. Perché in fondo, nonostante le dichiarazioni al ribasso di inizio stagione, la priorità del tecnico è sempre stata quella, riportare il club di Lotito in Champions League. Un traguardo che, nella situazione attuale, sarebbe stato complicato da raggiungere nel caso in cui la squadra fosse stata obbligata a disperdere le energie su più fronti.
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Consapevolezza
Alla fine, in un modo o nell’altro, l’allenatore biancoceleste l’obiettivo l’ha raggiunto: lavorare con una rosa adeguata al numero di competizioni in cui è impegnata. Quella che gli era stata messa a disposizione in estate e dopo il mercato di riparazione di gennaio, a suo giudizio, non era pronta per sostenere il peso del doppio impegno settimanale. Non lo ha mai nascosto, né ha lesinato critiche o frecciate indirette al riguardo: «Non abbiamo una struttura per fare più di una competizione per volta dal punto di vista fisico, mentale e numerico. Ogni volta che facciamo 5-6 cambi ne paghiamo le conseguenze. Non siamo pronti per questo», ha detto dopo l’ultimo ko con l’Az Alkmaar. Più chiaro di così, non si può. Sensazioni in un certo senso confermate dai risultati ottenuti sul campo, visto che la sua Lazio, quando non ha utilizzato al massimo il suo potenziale, ha salutato nell’ordine l’Europa League alla fase a gironi, la Coppa Italia nei quarti e la Conference League negli ottavi. La formazione migliore il Comandante l’ha sempre conservata per le partite di Serie A, che non a caso sono quelle in cui la squadra biancoceleste ha avuto maggiore continuità e meno passi a vuoto, come certificato dal secondo posto in classifica dal quale si sta godendo questa sosta per le nazionali.
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Gestione
Una pausa che Sarri apprezzerà ancora di più, visto che al rientro in campionato potrà vivere appunto il suo modo ideale per allenare, quello “di una volta”. A eccezione di un turno infrasettimanale contro il Sassuolo alla 33 ª giornata, infatti, le 11 partite che restano prima della conclusione del campionato sono tutte distanziate più o meno una settimana l’una dall’altra. Un vantaggio non indifferente per la volata Champions League, che porta con sé una lunga serie di conseguenze positive. La prima: meno rischi per Immobile, che in questa stagione ha vissuto un calvario di infortuni mai conosciuto prima. Il bomber della Lazio, uno che la parola turnover tendenzialmente l’ha sempre tenuta ben lontana dal suo vocabolario (una generosità sostenuta da Sarri per mancanza di alternative), ha pagato l’impiego in partite ravvicinate con continue lesioni muscolari che non gli hanno permesso di dare il suo normale contributo dal punto di vista realizzativo. Giocando una volta ogni 7 giorni – il discorso vale anche per tutti gli altri calciatori affaticati – avrà più tempo per recuperare la condizione, senza necessariamente forzare i tempi di recupero e rischiare ricadute.
Lavoro
Altro aspetto che Sarri gradirà particolarmente è poi la possibilità di gestire al meglio il lavoro a Formello: ci saranno più opportunità di concentrarsi sulla tattica e migliorare i meccanismi di squadra, cioè il motivo che ha spinto il tecnico a innamorarsi di questa professione. Inoltre, potrà puntare sempre sul consolidato blocco di titolari, senza ruotare troppo le forze e mantenendo la qualità in campo, evitando di ricorrere ad alternative che spesso non si sono dimostrate all’altezza. Il problema della rosa corta esplicitato dopo la sconfitta di Alkmaar è stato azzerato, come controllare la dispersione di energie sarà un qualcosa su cui ragionare eventualmente per la prossima stagione. Insomma, le condizioni ideali per costruire la volata per la Champions League e provare a conservare il secondo posto. In queste undici partite che mancano prima della conclusione, di alibi non ce ne sono più.
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