Presto sarò tacciato di apologia del mourinhismo, ma chi se ne frega: riporto fatti. Leggendo dello scandalo che ha investito il Barcellona, e di riflesso la Liga di Tebas e l’Uefa, dopo che il vicepresidente degli arbitri spagnoli José Maria Negreira è stato accusato – con tanto di bonifici documentati – di aver ricevuto, negli anni, 7 milioni dal club catalano, mi è tornato in mente uno storico sfogo di José, il triplete del perché: por qué? por qué? por qué? Nell’aprile 2011, al termine di Real-Barça 0-2 (Champions), partita condizionata da favori arbitrali ai blaugrana (in primis la ridicola espulsione di Pepe), Mou “pretese” di sapere il perché di certi maltrattamenti da parte dei direttori di gara e contestò alcune designazioni. Battuto, fu subito bollato di piagnone (llorón) e ricevette critiche durissime. A dodici anni di distanza tutta Madrid e mezza Spagna gli chiedono scusa: «El tiempo le ha terminado dando la razòn», si legge su numerosi quotidiani e siti. «Se dico ciò che penso e provo» furono le parole del tecnico «la mia carriera finisce qui. Non so se conti di più la pubblicità dell’Unicef o il peso del signor Villar (ex Barcellona, nda) nell’Uefa. Ma loro detengono un potere enorme, gli altri non hanno alcuna possibilità». Dalla gestione Nunez – presidente miliardario finito in galera – in avanti il Barcellona ha sempre palleggiato scandali (dall’acquisto di Giovanni a quello di Neymar, al contratto di Messi e altro), molti dei quali sono emersi con un ritardo sospetto. Nel 2020 sempre Mourinho, dopo la sentenza del Tas che cancellava la squalifica di due anni al Manchester City per violazione del Fair Play Finanziario e la risolveva con una multa, dichiarò: «È una decisione vergognosa. Se non sei colpevole non devi essere punito. Se sei colpevole dovresti essere bandito. Un disastro. Non sto dicendo che il City sia colpevole. Dico che un innocente non ha nulla da scontare». Tre anni dopo il City è sotto inchiesta per violazioni alle regole della Premier. Oltre a essere un grandissimo allenatore, Mourinho è un professionista con le palle che, difendendo – sì – il proprio lavoro e la squadra, sa guardare oltre: al rispetto delle norme, all’etica, alla legalità. Se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo. E chi ce l’ha dovrebbe fare l’impossibile per trattenerlo. La sua denuncia di ieri è più del dovuto, è la vergogna di oggi. Gli scandali di casa nostra (tre in sessant’anni) han fatto il giro del mondo. Noi siamo italiani furbi. Italiani intrallazzatori. Italiani mafiosi. E loro? Lo scandalo Barcellona – se confermato, ma lo dico per far contenti i garantisti da corsa – è il più grave che io ricordi. Ma non fa abbastanza rumore. Il Real non batte ciglio. Complicità padrona o più semplicemente omertà. Ho pronto un giudizio tranchant: il più pulito ha la rogna. Me lo traducete in spagnolo? Stasera Mou, così come Allegri, è chiamato a passare il turno di Euroleague. Sarri deve superarlo in Conference – Italiano è a posto. Non ne faccio una questione di milioni necessari a club affamati, ma di “cambiamento climatico” per gli interessati: le casse sono importanti, gli scassamenti anche, vista la deriva presa dalla critica. PS. Il meme presente in questa pagina celebra la grandezza di un altro fenomeno, un italiano: Carlo Ancelotti. La “tampa” è la trappola.
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