Anche nel Consiglio dei ministri di ieri, il tanto atteso via libera al disegno di legge sulla concorrenza non è arrivato.
Il dossier si trascina da settimane: la trattazione era prevista nell’ordine del giorno della riunione di governo, ma anche stavolta l’esame è slittato al prossimo appuntamento utile, com’era già successo di recente.
Una parte del Consiglio dei ministri è stata dedicata anche all’intervento di Silvio Berlusconi, che ha chiamato i colleghi di coalizione durante la riunione dall’ospedale San Raffaele, dov’è ricoverato da mercoledì: «La telefonata più bella che potessi ricevere», ha detto Matteo Salvini.
Di ritorno dalla cerimonia di commemorazione delle vittime del terremoto de L’aquila, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si è occupata anche del decreto per rafforzare le capacità amministrative della pubblica amministrazione e su quello dedicato alla siccità.
Il testo sui nuovi fondi per la Pa è stato approvato: nel provvedimento sono previste oltre 2.100 assunzioni nelle forze dell’ordine, due terzi di tutti i nuovi dipendenti che lo stato ha intenzione di arruolare.
Dal testo definitivo è invece sparita la norma inserita nella precedente versione che prevedeva la possibilità fino al 2026 di trattenere in servizio il personale dirigenziale «in possesso di specifiche professionalità» o «conferire incarichi dirigenziali o direttivi retribuiti al personale collocato in quiescenza, per un periodo non superiore a due anni e comunque in misura non superiore al 10 per cento delle facoltà assunzionali disponibili a legislazione vigente». Via anche il passaggio che prevedeva la soppressione dell’ispettorato nazionale del lavoro.
Resta però la possibilità per regioni, province, comuni e città metropolitane di stabilizzare, fino al 31 dicembre 2026, il personale non dirigenziale con almeno 36 mesi di servizio maturati negli ultimi otto anni.
Nel decreto sulla Pa, che è finito per abbracciare tantissimi aspetti diversi, il governo ha confermato anche la scelta di trasformare in società per azioni Enit, l’agenzia nazionale per il turismo.
La lettura di Salvini
Ma chi si dipinge come vero vincente dell’ultimo Consiglio è Salvini.
Il ministro delle Infrastrutture celebra il via libera al decreto siccità, che settimane fa aveva creato dissenso in maggioranza. Le acque sono di competenza del ministero di Salvini, che di volta in volta si rapporta con le autorità locali in caso di crisi, ma Fratelli d’Italia aveva proposto di gestire la carenza d’acqua dei prossimi mesi con l’ausilio di un commissario.
Alla fine, si era trovato un compromesso, un commissario affiancato da una cabina di regia: ieri, il segretario del Carroccio si è potuto gloriare del «ruolo centrale del Mit» nell’elaborazione del decreto e nella gestione delle future crisi.
La cabina sarà «incardinata presso la presidenza del Consiglio dei ministri e presieduta, per delega, dal ministro deli Trasporti e il commissario nazionale per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica».
Uno sviluppo che Salvini mette in linea con il suo Codice degli appalti, che ha ricevuto il via libera pochi giorni fa, per mostrarsi ancora una volta pragmatico semplificatore. «Alle opere ritenute urgenti per il contrasto della crisi idrica si applicheranno procedure semplificate e si ridurranno i tempi per le attività di verifica dell’impatto ambientale» si legge nella nota che presenta l’iniziativa.
Fonti del ministero, poi, anticipano che la prima riunione della cabina di regia è prevista entro un mese.
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