Agitare prima dell’uso. Ne viene fuori una miscela che per qualità, quantità ed esperienza poche squadre italiane possono gustare. Con il ritorno di Gini Wijnaldum, candidato alla prima volta da titolare domani a Cremona, la Roma ha accorpato il contingente che desiderava per il centrocampo sin dalla scorsa estate, quando la squadra era stata concepita. Ora Mourinho può persino scegliere, alternare, gestire. Verbi che nel 2022 erano proibiti dalla censura della logica.
Colosso
Ne beneficeranno tutti. A cominciare da Nemanja Matic, che giovedì scorso contro il Salisburgo ha giocato forse la sua migliore partita romanista. Ha potuto esprimersi a certi livelli, e raccontarne l’effetto in un italiano già ottimo, perché nella partita precedente contro il Verona era rimasto novanta minuti in panchina a rifiatare. Quando hai 34 anni e mezzo, non sono dettagli. Il riposo, come raccontano anche gli allenatori delle palestre di periferia, è parte integrante dell’attività. L’ipersfruttamento viceversa è il nemico del talento: Matic se ne è accorto proprio in Europa League, in casa dei Red Bull, dove dopo 87 minuti di duelli e rincorse non è riuscito a inseguire l’autore del gol, l’argentino Capaldo, capace di sfrecciare in area di rigore indisturbato. Ma se il nostro gioca una partita a settimana, è ancora un centrocampista irrinunciabile perché abbina l’arte del recupero palla a un fisico esagerato: con lui in campo qualunque difesa si sentirebbe più coperta. Se poi l’altro uomo della mediana è l’inossidabile Cristante, quarto in Serie A per media chilometri percorsi e nono per palloni rubati, ne esce una coppia che avrà pure limiti di dinamismo e creatività ma che per l’elemento sicurezza/stabilità rappresentano due soggetti ideali.
Quante opzioni
Adesso sono tre per due posti. Più Edoardo Bove che nel 2023 ha giocato tre partite da titolare dimostrando progressi che hanno alimentato le ambizioni della squadra: nelle tre circostanze, tutte all’Olimpico, la Roma ha sempre vinto. In più Mourinho potrebbe, in certi momenti, riportare Pellegrini sulla linea mediana, senza dover ricorrere tanto spesso al più piccolo di tutti, Tahirovic, che sembra ancora acerbo, o al misterioso Camara, liquidato senza un perché alla fine del 2022: c’è chi parla di una clausola che obbligherebbe la Roma a comprarlo dall’Olympiacos dopo un certo numero di presenze ma l’indiscrezione è stata smentita tanto dal club tanto dal mediatore dell’affare. E’ stata allora una decisione di Mourinho e basta: se devo valorizzare un centrocampista, preferisco investire sui ragazzi della casa piuttosto che su un calciatore che a giugno tornerà in Grecia per fine prestito.
Gioco di coppie
Molto del destino, chiaramente, dipenderà da Wijnaldum. Mourinho ha più volte definito «drammatico» l’infortunio del giocatore che avrebbe dovuto cambiare volto alla squadra. La frattura alla tibia causata da Felix Afena-Gyan, che guarda caso oggi gioca nella Cremonese, ha calpestato ogni prospettiva dopo una sola partita di campionato. Wijnaldum è ora pienamente recuperato, da quasi un mese si allena con la squadra e ha già vissuto quattro spezzoni di partita tra campionato e coppa. Ma ha bisogno di giocare, giocare tanto per tornare ai suoi livelli. Domani ripartirà davvero la sua carriera. E’ presumibile che a Cremona prenda il posto di Matic, in base al discorso gestionale di cui parlavamo prima, per testare la condizione per almeno un’ora. In futuro poi Wijnaldum potrà essere utilizzato in varie posizioni, compresa una delle poltrone da trequartista come è successo anche negli ultimi minuti contro il Salisburgo. Senza contare che un giorno anche Cristante dovrà fermarsi: nelle ultime cinque partite, in 20 giorni esatti, è stato in campo sempre, dall’inizio alla fine. E spesso è stato tra i migliori. Ma non gli si può chiedere brillantezza eterna.
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