È stato dirigente provinciale di Forza Italia, di recente coordinatore provinciale di Progetto Lazio e ora si candida al Senato con Impegno Civico di Di Maio. Pietro Pacitti, già consigliere comunale di Cervaro, corre per Palazzo Madama nel collegio plurinominale Lazio 2, comprendente le province di Frosinone e Latina. È il secondo in lista.
Conosce il ministro uscente Luigi Di Maio da almeno un paio di anni. Quando è uscito dal Movimento 5 Stelle, si è trovato in sintonia con il modus operandi del nuovo partito. Ai tempi della rottura di Di Maio con il M5S si chiamava “Insieme per il futuro”. “Quel nome, troppo astratto, non mi è mai piaciuto – commenta Pacitti – Avrei preferito fin da subito qualcosa di molto più concreto”. Sente, in tal senso, che Impegno Civico rispecchi i suoi ideali.
Pacitti, da Forza Italia a Progetto Lazio fino ad arrivare a Impegno Civico. Ci racconti la sua evoluzione politica.
“Il denominatore comune è quello di mettere sempre al primo posto la comunità. A Cervaro ho fatto il consigliere di opposizione, ma non a prescindere. Appartiene al mio modo di fare ed essere nell’universo politico. A suo tempo ho rappresentato duecento persone che mi hanno votato e fatto eleggere. Al di là dell’ideologia, che oggi si è persa per una serie di motivi, è fondamentale il bene comune. E ora dovrebbe andare a votare anche e soprattutto chi non crede più nella Politica”.
Com’è il suo rapporto con Di Maio? Condivide appieno la sua visione di Paese?
“Frequento da tempo una persona che si è avvicinata in un secondo momento a quello che è un mio ideale di fare politica. Ha capito che, pur avendo cavalcato l’onda populista dei Cinque Stelle, è necessario sedersi ai tavoli per governare e incidere sul futuro della nazione. Di certo non si può definire ‘traditore’ chi ha fatto una scelta diversa. La politica, per definizione, è condivisione e compromesso. Compromessi non di chissà che tipo ovviamente, ma anche a fronte di una legge elettorale che non permettere di governare con un voto in più”.
Di cosa ha bisogno questo territorio?
“A me non piacciono né il populismo né gli estremismi di destra o sinistra. A me piace guardare la realtà in faccia e trovare delle soluzioni. In questo territorio abbiamo innanzitutto necessità di essere rappresentati. Di certo, in campagna elettorale, non lancio appelli e faccio promesse che sentiamo ormai da troppi anni e non hanno portato alla risoluzione di alcun problema. Basta menzionare Stellantis di Cassino. L’obiettivo principale, pertanto, è far sentire la voce del territorio”.
Non lo è stata neanche quando c’era molta più rappresentanza territoriale?
“Nemmeno. Per anni è stata solo e soltanto la voce di interessi personali. Vorrei avere la possibilità di difendere la voce di un territorio, non di pochi. Lo si può fare se eletti e anche se non eletti, ma con un forte consenso popolare. Per me è già un grande riconoscimento esser stato candidato al Senato senza avere incarichi e ruoli amministrativi o politici. Non è tanto la sigla, ma il nome che racchiude un discorso di rapporti umani e relazioni che si riescono a intrattenere con una comunità”.
Pensa che Impegno Civico riuscirà a ramificarsi in provincia di Frosinone?
“Se un movimento ha volontà e motivo di esistere, deve necessariamente passare per i territori. Non farlo è stato il grande errore del Movimento 5 Stelle ma anche di altri partiti. Servirà strutturare il partito e assegnare dei ruoli, dal capo politico ai vari coordinatori. Il mio impegno sarà sempre lo stesso se non ancora di più. Spero di guadagnare consenso all’interno di un collegio che prende quasi tutto il Lazio e sono convinto che Impegno Civico debba partire da territori ben strutturati”