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Beccato con 200 grammi di hashish nel giaccone mentre era a Roma a bordo di un taxi. Agli arresti domiciliari un 22enne di Caprarola, arrestato per detenzione ai fini di spaccio. Nel primo pomeriggio del 14 dicembre, due agenti della polizia hanno sottoposto a controllo la vettura sulla quale il ventenne stava viaggiando in compagnia di un coetaneo romano, che invece non è stato coinvolto nella vicenda. L’autista del veicolo, una donna, ha riferito ai poliziotti di aver prelevato i due giovani in zona Torrevecchia e che i due erano diretti in via Taurianova, nel cuore dello storico quartiere Statuario, a pochi passi dalla via Appia Nuova.
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La tassista, incalzata dalle domande degli operanti, ha poi mostrato agli agenti tramite un tablet la chiamata inoltrata da uno dei due ventenni tramite un’app e il tracciato del percorso effettuato fino a quel momento. La donna ha raccontato inoltre di aver invitato i due ragazzi ad abbassare i finestrini dopo aver avvertito un forte odore di cannabis.
Pertanto gli agenti hanno fatto scendere i due ventenni dal taxi per approfondire le verifiche. Nel corso della perquisizione alla quale sono stati sottoposti i giovani i poliziotti, nel frattempo raggiunti da rinforzi, hanno rinvenuto all’interno della tasca destra del giubbotto indossato dal 22enne della provincia due panetti di hashish da 100 grammi ciascuno e nel suo marsupio 100 euro in banconote contanti.
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Anche le analisi tossicologiche disposte ed eseguite in breve tempo hanno dato esito positivo e quindi confermato che si tratta appunto di 2 etti di hashish, con il 38% di principio attivo Thc, dai quali sarebbe possibile ricavare quasi 3000 dosi singole, nello specifico 2952. In sede di convalida del fermo, il ventenne, assistito dall’avvocato Luigi Mancini, ha respinto le accuse, sostenendo di aver ricevuto in prestito da un altro amico il giubbotto e di non sapere che nelle tasche era conservata la droga. Versione ritenuta non credibile dai magistrati, in quanto contrastante rispetto ai riscontri investigativi. Così, il giudice Pazienza, della seconda sezione penale del Tribunale di Roma, ha accolto la richiesta del pm, anche in considerazione dei precedenti del ragazzo, spedendo il ventenne agli arresti domiciliari, ritenendo che tale misura cautelare fosse idonea e necessaria anche sulla scorta delle dichiarazioni del ventenne, il quale oltre a non aver collaborato con gli inquirenti e avendo negato gli addebiti, potrebbe essere in contatto con alcuni ambienti criminali della capitale.
Insomma sono state riconosciute le esigenze cautelari ed è stata dunque confermata la misura degli arresti domiciliari.