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Salute orale e disabilità, un binomio complicato

Secondo una recente indagine, per la metà degli italiani con disabilità l’igiene orale rappresenta una sfida quotidiana. Conosce bene queste difficoltà Alberto Aureli, Igienista dentale e padre di un bambino con disturbo dello spettro autistico, un “doppio curriculum” come lo definisce scherzosamente lui.

«Nel campo della salute orale ci sono tanti professionisti attenti ma una buona fetta, quasi il 50%, ha poche competenze sulla gestione del paziente con disabilità. L’altra metà si vanta di trattare persone special needs ma solo in sala operatoria» spiega Aureli a Sanità Informazione.

Le difficoltà di uno studio privato nella presa in carico di un paziente con disabilità

Non è semplice per uno studio privato la presa in carico di un paziente con disabilità: il problema non è solo quello delle tecniche chirurgiche da adottare ma soprattutto quello di organizzare lo studio e portare il paziente a sedersi sulla poltrona in maniera autonoma e serena. «Bisogna conquistare la fiducia del paziente, c’è un percorso da seguire. Io da Igienista dentale, se trovo una carie o qualche altro problema, devo mandarlo dal dentista ma questo se non ha competenze lo manda in ospedale» racconta Aureli.

Tempo e pazienza valori aggiunti

Un collo di bottiglia che spinge molte famiglie a desistere e a ritardare le cure. Ma quali possono essere gli approcci giusti per un paziente con disabilità intellettiva?

«Non esistono Linee guida, dipende molto da ogni singolo caso – spiega Aureli -. Nel caso dei pazienti con autismo, la prima visita in genere va fatta in videochiamata, in modo che il paziente veda il professionista in viso, senza maschera e senza visiera e possa familiarizzare. Poi bisogna capire che tipo di disabilità ha, se parla, scrive o sa leggere. È necessario sapere se la famiglia ha già avuto una esperienza odontoiatrica. Il paziente deve essere accolto in un determinato orario della giornata, quando non c’è confusione, senza la musica accesa. In alcuni casi occorrono più appuntamenti: il primo, ad esempio, può servire solo per capire se il colore del camice gli va a genio, o altri dettagli».

Un lavoro che richiede tempo e pazienza e che spesso gli studi dentistici non possono svolgere, sia per ragioni organizzative che economiche. Ma spesso anche per mancanza di competenze specifiche. Per questo Aureli sta pensando a un progetto formativo per gli studi privati. «C’è tanto da fare per portare nello studio odontoiatrico questi pazienti ma spesso lo studio non si presta. Immagino che debba diventare non un obbligo ma un valore aggiunto sul curriculum, come conoscere un’altra lingua».

I “Sorrisi speciali” dell’Eastman

A Roma qualcosa si è mosso nel tempo. All’Ospedale George Eastman, su iniziativa della professoressa Antonella Polimeni, oggi Rettrice dell’Università La Sapienza, esiste un reparto che si chiama “Sorrisi speciali” e che è nato anche grazie alle sollecitazioni di Aureli, ma non è aperto tutta la settimana ma solo in alcune giornate. Spesso le liste di attesa sono lunghe e Roma è bacino di utenza anche di molti pazienti che vengono da fuori regione.

Il dinamismo di Aureli non si esaurisce qui. Ogni giovedì pomeriggio è al Sapienza Sport a seguire la sua “4 All”, una speciale squadra di basket composta da ragazzi con autismo, sindrome di down e altre malattie rare. «Il giovedì pomeriggio cancello ogni impegno e mi dedico a loro: lo sport è un esempio di vita straordinario e per loro una fondamentale possibilità di socializzazione e inclusione».

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