Psicotattica sarrista. Il comando iniziale: «A Napoli per giocarcela e per farcela». Il comando finale: «Cancellate subito Napoli». Il Comandante Sarri è un seguace di Freud da quando allena la Lazio, delle sue teorie su conscio e inconscio, reale e surreale. Da bukowskiano quale è cerca la poesia. Da freudiano quale è diventato ha impostato processi psicotattici per governare la Lazio, le sue lune, i suoi soli. Sono stati utili per vincere la partita impossibile di Napoli. In settimana prima ha puntato sui concetti di autoconvinzione dell’impresa: «Volevo inculcare ai ragazzi la convinzione di poter far punti qui e lo hanno fatto alla grande», ha raccontato Mau al Maradona con aria soddisfatta, mai come stavolta. Subito dopo il trionfo, entrando nello spogliatoio, ha inculcato concetti di rimozione dell’impresa: «Bisogna cancellare tutto perché martedì dobbiamo rigiocare». In questa combinazione del Sarri del giorno prima e del giorno dopo c’è lo sviluppo delle sue prassi prepartita. Il pacchetto di stimolo psicotattico ha previsto una preparazione frettolosa ma intensa in vista di Napoli. Il capolavoro del Maradona è nato in tre giorni, dal martedì post-Conference al giovedì di vigilia.
Gli interventi
Meno prove in campo anche per favorire il recupero fisico dopo la Coppa, tenendo pronta l’ingegneristica mossa Vecino regista. Più schemi verbali, più carica emozionale, più riunioni, tanta video analysis, tante lezioni di leadership. Sarri ha parlato durante gli allenamenti come di consueto, ma soprattutto durante le proiezioni delle clip sul Napoli. Ha convinto la squadra della propria forza, della possibilità di farcela. L’ha indottrinata per giorni, lui che non è di facilissima comunicativa. E’ stato energico, penetrante, convincente anche nella mattinata della partita elargendo consigli continui. Ha allungato la riunione che ha preceduto il viaggio verso lo stadio e si è soffermato singolarmente con alcuni giocatori. Sarri in settimana non aveva solo fatto vedere la gara dell’andata, persa subendo la rimonta del Napoli (1- 2). Ha fatto riferimento anche alla débâcle di un anno fa, il 4-0 del 28 novembre 2021. «L’anno scorso non siamo nemmeno scesi in campo. Dobbiamo giocare con coraggio e personalità. Se gli avversari sono più forti, pazienza. Ma dobbiamo giocare», l’ammonimento. Mau ha picchiato ossessivamente sullo stesso punto per dare muscoli alla pelle degli slogan, ci ha creduto per primo. Il coraggio al posto della rassegnazione. Sarri ha convinto la squadra della sua visione, della partita che andava fatta, che si poteva fare. Una gara di grandissimo sacrificio soprattutto per il tridente, anche per Luis Alberto e Milinkovic. Avrebbero dovuto limitare i do di petto e lavorare per il coro. Sondaggi e bollettini dicevano unanimamente che la Lazio era spacciata, che aveva troppi giocatori convalescenti o giù di tono. Tutte le Cassandre sono state smentite.
La strada
Il freudiano Sarri spera di essere riuscito a sconfiggere gli spettri che s’impossessano della Lazio dopo i trionfi, è nota la storiella della bella incompiuta: «Il problema non è mai stata la singola partita, è trovare queste gare con continuità. Rispetto all’anno scorso i difetti si sono limitati, ci capita raramente di arrivare scarichi. Speriamo di aver preso la strada giusta», è l’augurio che Mau s’è fatto per l’ennesima volta. E’ sempre alla ricerca del meglio. E’ convinto che la squadra, che così male allora non è nella sua interezza, possa ultimare il processo di crescita, così Sarri concepisce l’idea di miglioramento quotidiano: «Io credo che questa squadra può fare tecnicamente anche qualcosa di meglio», con questa certezza Mau ha lasciato il Maradona. Ben sapendo ormai che roulette più rischiosa, più incerta e più esaltante della Lazio non esiste.
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