Redazione 11 ottobre 2022 19:13
E’ arrivata l’archiviazione per Matteo Adinolfi coinvolto nell’inchiesta della Dda di Roma che nel luglio 2021 aveva portato all’arresto dell’imprenditore pontino Raffaele Del Prete e di Emanuele Forzan, commissario della Lega a Sezze e collaboratore di Del Prete, per un’ipotesi di scambio elettorale politico-mafioso.
Una vicenda che per l’attuale europarlamentare eletto con la Lega nel 2019 si chiude così dopo 15 mesi, “i più cupi della mia vita” ha commentato nel corso della conferenza stampa convocata per il pomeriggio di oggi. Al suo fianco i suoi avvocati Guerrino Maestri e Luca Giudetti. E’ proprio l’avvocato Giudetti a ricostruire la vicenda ripercorrendo le tappe che hanno portato prima il 15 giugno di quest’anno alla richiesta di archiviazione da parte dei procuratori nei confronti di Adinolfi – la cui posizione era già stata stralciata nel dicembre 2021 – poi alla firma, ieri, del decreto di archiviazione da parte del gup del Tribunale di Roma.
L’inchiesta
“Nel luglio del 2021 Adinolfi venne raggiunto da un invito di presentazione in Procura nell’ambito del procedimento che vedeva coinvolti Del Prete e Forzan; secondo l’ipotesi dell’accusa dei pubblici ministeri – ricostruisce l’avvocato Giudetti – Del Prete, Forzan e Adinolfi avrebbero accettato la proposta che sarebbe provenuta da Agostino Riccardo, considerato membro del clan Di Silvio, di procurare dei voti in cambio di una somma di denaro pari almeno a 45mila euro”. Il riferimento è alle elezioni amministrative del 2016 a Latina quando Adinolfi era candidato al Consiglio comunale per la lista “Noi con Salvini”.
Le intercettazioni
Tutto si basava su due intercettazioni ambientali che erano state captate negli uffici dell’azienda di Del Prete. “La prima vedeva protagonisti Adinolfi e Forzan con quest’ultimo che si lamentava nei confronti dell’onorevole rivendicando la dazione di 6500 euro che, secondo la prospettazione dei pm, sarebbe stato il prezzo per l’acquisto di 110 o 113 voti che Forzan si sarebbe impegnato ad acquisire tramite i servigi di Agostino Riccrdo. Da subito – ha aggiunto il legale – noi abbiamo segnalato che questa intercettazione aveva un significato opposto alle valenze incriminanti o indizianti che i pm volevano invece attribuire, proprio perché Forzan si lamentava del fatto che Adinolfi non ‘avrebbe mai cacciato una lira’. Quindi l’idea che alla base ci fosse una accettazione del patto per la compravendita di voti usciva smentita da lettura attenta della intercettazione”.
Nella seconda, invece, erano coinvolti Adinolfi e l’imprenditore Del Prete dopo che nell’ufficio di quest’ultimo si erano presentati Luca Troiani e sua moglie Silvana Di Silvio che avevano esternato il loro proposito di sostenere la lista Noi con Salvini. “Al termine dell’incontro Del Prete dice ad Adinolfi – ricostruisce ancora l’avvocato Giudetti – ‘Queste sono persone che ci stanno dando una grossa mano’ con lo stesso Adinolfi che però si sorprende del fatto che una delle due appartenesse al clan Di Silvio. Secondo la Procura questi sono elementi che avrebbero dovuto suffragare una consapevolezza da parte dell’onorevole dell’esistenza dell’accordo. Adinolfi nel luglio 2021 ha reso una lunga dichiarazione in Procura asserendo di essere estraneo a tutte le questioni organizzative legate all’affissioni elettorali di cui si occupavano Del Prete e Forzan e di non essere al corrente di eventuali pattuizioni di questi con Agostino Riccardo (ingaggiato dai due proprio per occuparsi delle affissioni dei manifesti elettorali) il quale – ha sottolineato ancora il legale – non aveva mai parlato di contatti diretti con lo stesso Adinolfi ma solo di interlocuzioni con Del Prete e Forzan. E su queste basi dopo oltre un anno, quindi, la Procura Distrettuale Antimafia ha richiesto l’archiviazione della posizione dell’onorevole a cui ha fatto seguito il decreto di archiviazione firmato ieri che ha messo la parola fine a questa triste e complessa vicenda”.
“Ipotesi insostenibili”
L’elemento su cui più volte torna il legale di Adinolfi è quello dell’”insostenibilità dell’ipotesi” che l’oggi eurodeputato fosse consapevole di presunti scambi o pattuizioni tra Del Prete e Forzan da un lato e Agostino Riccardo dall’altro. “Sull’elemento della consapevolezza in capo ad Adinolfi non c’è altro che una presunzione, vale a dire l’idea che egli non poteva non sapere in quanto era il beneficiario presunto dell’eventuale accordo illecito. Ma poi c’è una considerazione anche di carattere storico – ha aggiunto ancora l’avvocato Giudetti -: la fattispecie che la Procura contesta, implica che ci sia accordo con uno o più esponenti di una organizzazione di stampo mafioso. Ora, la prima affermazione giudiziaria a livello locale che quello dei Di Silvio fosse un clan di carattere mafioso risale a due anni dopo il presunto incontro. Quindi come si può sostenere che due anni prima loro potessero essere consapevoli che Agostino Riccardo facesse parte di una organizzazione criminale e che quest’ultima fosse addirittura di stampo mafioso? Per questo già dal primo momento e dopo l’interrogatorio avevamo presentato una memoria difensiva in cui sottolineavamo l’evanescenza del quadro indiziario e la fragilità dell’ipotesi di accusa. Oggi ci rallegriamo che la Procura distrettuale ha condiviso la nostra posizione ritenendo che non ci sono sufficienti elementi contro Adinolfi”.
Adinolfi: “Esperienza dura”
“E’ stata un’esperienza molto dura per me, ma ho sempre avuto fiducia nella magistratura e nella giustizia. In questi 15 mesi sono sparito dai radar politici locali e nazionali e sono stati molto duri anche se sia in Comune che in Provincia in tanti mi hanno espresso solidarietà perché non credevano alle accuse. Ma quello che mi auguro che a breve venga attuata la riforma della giustizia che deve essere il più veloce possibile”. “Sono contento per l’archiviazione dell’amico Matteo Adinolfi, eurodeputato della Lega, con il quale ho condiviso anche una lunga esperienza amministrativa e politica. Ha sofferto molto, insieme ai familiari e alla nostra classe dirigente, per questa vicenda giudiziaria, da cui è uscito a testa alta credendo pienamente nella giustizia. La nostra comunità, a partire da Latina, riabbraccia Matteo e riparte con maggiore forza e determinazione sul territorio per le importanti sfide’ ha commentato Angelo Tripodi, capogruppo della Lega in Consiglio regionale del Lazio.