È uscito dalla scuola durante l’orario di lezione senza che nessuno – né insegnanti, né assistenti scolastici, né tantomeno il dirigente – se ne accorgesse. Lui, Claudio (nome di fantasia, ndr), 8 anni, voleva andare a casa, dalla sua mamma. E siccome la maestra si era giustamente rifiutata di accontentarlo, aveva deciso di fare tutto da solo. Scappando indisturbato, senza che nessuno se ne accorgesse. E che nessuno lo cercasse per circa 10 lunghi minuti. Che sarebbero potuti diventare chissà quanti. Sempre che nel frattempo non fosse successa una disgrazia. Il bambino poteva essere investito, rapito, molestato da un pedofilo. Per fortuna, invece, è stato trovato da una mamma di passaggio e riportato a scuola. Dove non si erano accorti di niente.
I fatti
È successo a Torvaianica, nella scuola Pestalozzi di via Carlo Alberto Dalla Chiesa, martedì 11 ottobre. “Intorno alle 14:50 ho ricevuto la prima telefonata da parte della scuola”, racconta la mamma del bambino. “Mi ha chiamato l’insegnante di mio figlio per chiedermi se il bimbo dovesse uscire in anticipo. Ho risposto di no, spiegando che l’uscita anticipata era prevista per il giorno dopo. La maestra mi ha allora spiegato che Claudio, dal momento in cui era tornato dalla mensa, aveva iniziato a raccogliere le sue cose, mettendole nello zaino. Poi si era messo a fare i capricci. Ho quindi ribadito che per quel giorno l’uscita era regolare, alle 16:15, e ci siamo salutate”.
La donna, che chiameremo Anna, torna al suo lavoro. Sa che Claudio ogni tanto fa di questi “capricci” a scuola per tornare prima a casa. In realtà i suoi sono disturbi comportamentali per i quali è in cura da una psicologa. Problemi di cui la scuola è a conoscenza e per i quali a breve dovrebbe avere anche un’insegnante di sostegno, se gli verrà riconosciuta la necessità. È comunque, proprio per le sue difficoltà conclamate attraverso certificazioni portate a scuola, un bimbo da seguire con particolare attenzione.
“Signora, venga a scuola, le dobbiamo parlare”
“Alle 16:00 mi richiamano da scuola”, riprende Anna. “Mi dicono: signora, venga subito. Chiedo il motivo, visto che dopo un quarto d’ora c’è l’uscita e non capisco l’urgenza. Mi rispondono che mi devono parlare urgentemente. Spaventata, corro immediatamente nell’istituto. E lì scopro che mio figlio era scappato. Per dirmelo c’era addirittura la dirigente scolastica”.
Ci racconta quello che le hanno riferito?
“Mi hanno detto: ‘Signora, dobbiamo dirle una cosa brutta. Il suo bambino è scappato’. Ovviamente sono trasalita e ho chiesto: ‘Come sarebbe a dire ‘è scappato da scuola?’. A questo punto mi hanno risposto che una mamma, passando, l’ho ha visto seduto alla fermata degli scuolabus. Incuriosita e preoccupata, si è avvicinata e gli ha chiesto cosa stesse facendo. Claudio ha risposto che voleva andare dalla sua mamma. Ha capito subito che il bambino era riuscito a fuggire dalla scuola: il cancello era ancora aperto. L’ha quindi riportato dentro. Nessuno si era accorto della sua scomparsa, nonostante fossero passati circa 10 minuti”.
Bambino armato di un paio di forbici
Lei ha parlato con questa mamma?
“Sì. Mi ha raccontato di aver visto tutta la scena. Aveva notato il bambino uscire da scuola e andare a mettersi nella fermata del pulmino. Erano passati diversi minuti. Poi ha visto che si era alzato e che ha tentato di attraversare la strada. In quel momento ha notato che aveva in mano un paio di forbici. La signora è riuscita ad avvicinarsi a mio figlio e gli ha chiesto cosa stesse facendo lì fuori da solo. Claudio ha risposto che stava aspettando me. E lei l’ha riportato a scuola”.
Ha parlato anche con suo figlio?
“Sì. Gli ho chiesto cosa fosse successo. Se qualcuno gli fosse corso dietro, se gli avessero parlato mentre usciva dalla scuola, se qualcuno si fosse accorto di quanto stava accadendo. Mi ha detto che mentre usciva non c’era nessuno, per quello se ne era andato tutto tranquillo”. Eppure, la classe di Claudio è al primo piano. Quindi il bambino ha percorso non solo un tratto di quel piano, ma anche le scale, l’androne del piano terra, tutto il terrazzo esterno ed è arrivato fino al cancello che – per forza di cose – era aperto. Il tutto senza incontrare nessuno. O, comunque, senza che nessuno si rendesse conto che un bimbo di 8 anni, zaino in mano, stesse uscendo da solo dalla scuola. E questo dopo che il bimbo, pochi minuti prima, aveva fatto i capricci per andare a casa, urlando e impuntandosi.
“Perché nessuno si è accorto che mio figlio non era in classe?”
“Quello che vorrei capire – chiede Anna – è perché nessuno, a partire dall’insegnante, si è accorto dell’assenza di mio figlio in classe? Perché nessuno lo ha cercato? Cosa sarebbe successo se qualcuno lo avesse rapito? Se un pedofilo lo avesse adescato? Se gli avessero fatto del male o se se fosse stato investito? Da madre ho tutti i diritti di muovermi anche legalmente e di far conoscere questa situazione”.
La risposta choc: ‘Se denuncia intervengono gli assistenti sociali’
Ha presentato denuncia?
“Volevo farlo. Ma mi hanno detto che, se avessi denunciato, la cosa sarebbe diventata penale. E sarebbero intervenuti gli assistenti sociali. Mi sono spaventata. Mi hanno presentato la situazione come se, denunciando, mi sarei messa in una situazione di pericolo nei confronti del bambino. Ero delusa, amareggiata e anche arrabbiata. Poi, però, riflettendo, ho capito che lo sbaglio non era di certo mio. A quell’ora il bambino era sotto la tutela della scuola, non dei genitori. Claudio è scappato da scuola intorno alle 15:00. E doveva uscire alle 16:15. Quindi fino a quell’ora la responsabilità era della scuola. Perciò io ho il diritto di denunciare questo episodio”.
Il bimbo sicuramente ha fatto qualcosa che non doveva fare. Ma è un bambino. Se fosse davvero successo qualcosa di brutto a Claudio? Da quel giorno, a scuola nei giorni successivi la sorveglianza è aumentata. Per quanti giorni durerà? Fino a quando le acque si calmeranno? “Veniamo chiamati ogni giorno perché nostro figlio dà fastidio. Ma è un bambino che ha problemi. È in cura, non ha bisogno di altri traumi. E noi abbiamo bisogno di serenità e di maestre che ci supportino, non che non ci sopportino”.