Sulla vicenda stanno indagando i Carabinieri di Fano che per il momento mantengono il più stretto riserbo, non si danno pace amici e conoscenti della zona.

Si tratta dell’ennesio atto di femminicidio ai danni di una giovane donna stavolta scappata dalla guerra in Ucraina per trovare peò la morte in Italia, a Fano dove lavorava come cameriera.
Dopo l’appello lanciato dai datori di lavoro che non la vedevano da alcuni gironi, Anastasia Alashri è stata trovata ieri senza vita, colpita da tre fendenti e nascosta dentro una valigia lungo il torrente Arzilla.
La ragazza madre era una profuga dall’Ucraina in guerra, era arrivata a Fano a marzo con un figlio di 3 anni e l’ex marito di origini egiziane.
Ritrovati accanto al cadavere di Anastasia anche due coltelli e un borsone con indumenti della donna, tutti vestiti che la 23enne probabilmente era andata a prendere in casa dal marito che aveva denunciato ai Carabinieri per vessazioni, appena una settimana fa, prima di essere ospitata da un collega di lavoro).
Proprio l’egiziano, bloccato domenica nella stazione di Bologna con diverse migliaia di euro pronto a scappare, ha fornito agli inquirenti le indicazioni per trovare il corpo della ragazza.
Anastasia, fermato l’ex marito a piede libero per omicidio volontario
La ragazza lavorava come cameriera presso un ristorante-pizzeria del centro di Fano, L‘Osteria della Peppa della famiglia Carloni.

Per tutta la giornata di domenica non l’hanno vista al lavoro e, a quel punto, sono stati avvisati i Carabinieri che insieme ai Vigili del Fuoco l’hanno cercata per molte ore fino al rinvenimento del corpo nelle campagne di Villa Giulia.
Fermato il marito, con doppio passaporto egiziano ed ucraino, ha subito indirizzato le autorità verso il luogo dove si trovava il corpo.
Lei domenica prima del lavoro sarebbe tornata nella casa che divideva con l’uomo ed il figlioletto per prendere alcuni abiti ed effetti personali di sua proprietà, ma un’accesa lite con lui sarebbe probabilmente culminata con il delitto di Anastasi.
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Dopo l’interrogatorio l’egiziano è stato trasferito presso il carcere di Bologna a disposizione dell’autorità giudiziaria. L’abitazione della coppia, a Fano, è stata posta sotto sequestro per svolgere tutti i rilievi necessari a ricostruire quanto è successo.