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Scappa dall’ospedale di Ostia, Aurora ritrovata in stato confusionale e insanguinata: forse vittima di abusi

Aurora, la 26enne fuggita la mattina di sabato 25 febbraio dall’ospedale di Ostia, è stata ritrovata ieri pomeriggio a Roma, all’Eur, all’incrocio tra via Pontina e via Oceano Atlantico. La bella notizia, però, è stata mitigata dallo stato in cui è stata ritrovata la ragazza. Confusa, insanguinata, con chiari segni di violenza e con dei punti rossi sulle braccia, probabilmente riconducibili a iniezioni che fanno presumere che sia stata anche drogata.

Il ritrovamento di Aurora

A raccontare l’accaduto ai nostri microfoni è Mauro, il papà di Aurora, ancora sconvolto nel rivivere i momenti appena passati. “Ho ricevuto tantissime segnalazioni da quando è stato pubblicato l’articolo della scomparsa di mia figlia. Inizialmente era stata avvistata ad Ardea, nella zona di Tor San Lorenzo, alle Salzare. Ma lì è rimasta evidentemente solo per poco tempo. Più di una persona mi ha detto di averla vista lì, quindi per due giorni ho battuto con la macchina tutta la zona limitrofa alle Salzare, senza esito. Ero nella zona della Nuova Florida, nelle zone che di solito Aurora frequenta, quando una donna mi ha detto di aver letto il vostro articolo e di aver riconosciuto mia figlia”.

La donna ha riferito a Mauro che Aurora si trovava nei pressi del semaforo di viale Atlantico, all’Eur. Mauro, pur consapevole che poteva trattarsi di un buco nell’acqua, parte da Ardea con la speranza di trovare la ragazza. “Quando sono arrivato lì. Era con due persone che avevano un cane, le stavano chiedendo cosa stava facendo e se avesse bisogno di qualcosa. Quando l’ho vista non mi sembrava vero, tutto il resto non contava più, la mia gioia era troppo grande. In quel momento non ho fatto caso a tante piccole cose che forse sarebbe stato utile notare. Ma ho visto che era in stato confusionale, tutta graffiata e piena di sangue. Allora ho chiamato i carabinieri e il 118”. 

La fuga dall’auto in corsa

Sul posto sono arrivati i carabinieri della Cecchignola e i sanitari del 118 con un’ambulanza, ma Aurora – che ricordiamo soffre di schizofrenia affettiva, che la rende fragile come una bambina e non consapevole come una donna di 26 anni – si è rifiutata di salire sull’ambulanza. “Sono riuscito a calmarla e, sulla mia auto, l’ho portata al pronto soccorso dell’ospedale S. Eugenio, per farla controllare. Ma anche lì lei si è rifiutata di farsi visitare. I carabinieri, gentilissimi, sono rimasti per un po’, ma poi sono dovuti andare via. L’ho fatta risalire in macchina e nel frattempo ho contattato il CSM di Pomezia per chiedere cosa dovevo fare. Mia figlia, infatti, è in cura lì, dalla dottoressa Muscariello. Mi ha consigliato di portarla da lei, per attivare la procedura per un TSO. Ma, mentre stavamo percorrendo la strada con l’auto, Aurora ha aperto lo sportello e si è buttata, rischiando di farsi malissimo. L’ho rincorsa e sono riuscito a bloccarla, ma non è stato facile. Calcoli che venerdì sera, quando era stata fermata a Torvaianica, 4 carabinieri avevano fatto molta fatica per tenerla ferma. Per questo era stata ricoverata al reparto di psichiatria di Ostia“.

Mauro allora chiama di nuovo i carabinieri, stavolta quelli di Pomezia, che giù conoscono la situazione. “I militari sono accorsi, portandosi dietro il 118 e la guardia medica. Sul posto è stato attivata la procedura per il TSO e mia figlia è stata portata all’ospedale dei Castelli, per essere curata e non essere messa in condizione di fuggire. E non essere alla mercé di persone che si approfittano di lei”.

Le condizioni di Aurora 

Come sta adesso Aurora? “Ieri sera i medici mi hanno contattato, dicendomi che stava bene dopo le prime cure date da loro. In quel momento stava dormendo”. Ma cosa pensa sia successo a sua fila nei quattro giorni passati tra la scomparsa dall’ospedale e il suo ritrovamento? Pensa sia stata vittima di violenza? “Sì. Aurora era tutta un’escoriazione. Era tutta insanguinata. Aveva le mani tagliate. I buchi alle braccia. Temo che sia stata drogata e violentata. Questo pomeriggio in ospedale andrà a trovarla la mamma: purtroppo le regole sono severe, può entrare solo una persona, una volta al giorno. Oggi va la mamma. Lei cercherà di avere qualche informazione in più dai medici”.

I genitori di Aurora sono separati. Il papà vive a Pomezia, la mamma ad Ardea. Lei sta un po’ da uno, un po’ dall’altra. Ma la sua fragilità psicologica l’ha portata ad abusare di alcool e ad avere così problemi che hanno evidentemente indotto qualcuno ad approfittarne. “Vogliamo andare a fondo a questa vicenda, capire cosa sia successo nel periodo della scomparsa. Aurora era ricoverata, non poteva e non doveva scappare dal reparto psichiatrico. Adesso vogliamo sapere cosa le hanno fatto, anche per integrare la denuncia già presentata”.

“Sono stata all’inferno”

Aurora, quando è stata ritrovata, era in stato confusionale. “Farfugliava frasi senza senso. Quella che più mi ha fatto rabbrividire è stata ‘Sono stata all’inferno’. Vederla insanguinata, piena di buchi sulle braccia, forse anche vittima di violenza sessuale, per un padre è una cosa terribile. Adesso voglio solo che si scopra la verità e che chi ha colpe se le assuma”. Mauro, però, coglie un aspetto positivo di questa vicenda. “Ho visto tanta solidarietà nei miei confronti. Per questo vorrei approfittare per ringraziare i carabinieri, che mi hanno supportato e sopportato anche nei momenti in cui sono stato più irascibile, le tante persone che mi hanno aiutato nella ricerca di Aurora, attraverso le segnalazioni, e voi de Il Corriere della Città, che per primi avete pubblicato il mio appello. Vorrei poi ringraziare i sanitari e il personale medico, anche se non del Grassi, visto quello che è successo. Per questa vicenda ci sta seguendo lo studio legale Lanzi-Fabbri, per capire quale sia la cosa giusta da fare per tutelare mia figlia”.

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