Dopo il furto di carburante dai mezzi, la Tari non versata. Nuovi guai giudiziari in vista per il duo Ama-Multiservizi. Stavolta a finire sotto la lente è stato il servizio di raccolta nei locali, rimasto al palo nonostante l’intesa raggiunta tra la municipalizzata e la numero uno delle ditte appaltatrici. Su disposizione della pm Affinito, […]
Dopo il furto di carburante dai mezzi, la Tari non versata. Nuovi guai giudiziari in vista per il duo Ama-Multiservizi. Stavolta a finire sotto la lente è stato il servizio di raccolta nei locali, rimasto al palo nonostante l’intesa raggiunta tra la municipalizzata e la numero uno delle ditte appaltatrici. Su disposizione della pm Affinito, saranno dunque processati 5 dirigenti dei due enti. Dovranno rispondere, riporta Il Corriere della Sera, di “inadempienza nelle pubbliche forniture“. Il materiale, tranne l’umido, avrebbe dovuto finire in cassonetti dotati di microchip. Che però, secondo i gestori dei locali, non funzionerebbe in modo corretto.
TARI NON VERSATA, DURO COLPO PER AMA
La Procura, a seguito delle segnalazioni (anche televisive), aveva deciso di vederci chiaro. E, al termine degli accertamenti, aveva punito con l’interdizione tre dirigenti di Multiservizi. I quali, di fronte ai magistrati, avrebbero ammesso le proprie responsabilità. La Procura aveva quindi deciso di proseguire le indagini, avvalendosi dell’apporto dei militari della Polizia Giudiziaria di Piazzale Clodio. E per Ama il colpo è stato particolarmente forte: dopo aver scandagliato i bilanci dell’azienda, il nucleo economico-finanziario della Finanza ha notificato 31 inviti a dedurre. Il motivo un danno erariale pari a 5,5 milioni di euro.
TARI NON VERSATA, IL CONTROVERSO SISTEMA
Nel mirino ci sarebbero l’ex sindaco di Roma Alemanno e due suoi amministratori. Secondo i pm, avrebbero dato vita a un sistema controverso: ovvero, inserire i soldi della Tari nel bilancio pur non avendoli mai ricevuti. In realtà, il Campidoglio non versava il denaro e in cambio Ama poteva riscuoterlo da sè e immetterlo nei propri conti. Ciò avrebbe mandato in confusione le banche che finanziavano la municipalizzata, spingendole ad un certo punto a non farle più credito. Il che avrebbe creato l’ammanco per le casse pubbliche contestato dai magistrati.