Aveva acquistato del legname ma per motivi economici non era riuscito a pagare la fornitura, rinegoziando il debito nel tempo.
E quando, a distanza di anni, si è visto arrivare il conto con gli interessi ha denunciato di essere finito “sotto strozzo”.
E’ la storia di P. P., un 66enne imprenditore edile di Roma che martedì scorso 8 marzo ha visto vanificare le sue accuse nei confronti dell’azienda fornitrice.
Il Tribunale di Tivoli ha infatti assolto per non aver commesso il fatto A. D. R., 92enne amministratore di una nota ditta di legnami dell’hinterland tiburtino dall’accusa di aver applicato tassi usurari con l’aggravante di averlo fatto nei confronti di un cliente in stato di bisogno.
Il Collegio presieduto da Cristina Mazzuoccolo – a latere i giudici Teresa Garcea e Maria Grazia Patrizi – ha condiviso la tesi della stessa Procura di Tivoli che ha richiesto l’assoluzione per l’imputato dopo sette anni di processo.
La vicenda risale a più di 11 anni fa, quando P. P. acquistò legname necessario alla sua attività imprenditoriale presso lo stabilimento del 92enne tiburtino per un valore pari 25.982 euro e 84 centesimi.
Soldi di cui il 66enne non era in possesso, tantomeno il costruttore avrebbe potuto reperire attraverso un finanziamento in quanto inserito nella banca dati della Centrale di allarme interbancaria (CAI), l’archivio informatizzato degli assegni bancari e postali e delle carte di pagamento finalizzato ad assicurare il regolare funzionamento del sistema dei pagamenti.
In poche parole, era un “cattivo pagatore”.
Secondo l’accusa, A. D. R. tra il 9 marzo 2012 e il 17 gennaio 2014 si sarebbe fatto dare o promettere interessi usurari pari a 17 mila 840 euro e 43 centesimi come corrispettivo del credito da 25.982,84.
Inoltre – sempre secondo l’accusa – il 26 febbraio 2013 – in occasione della rinegoziazione di un debito da 20 mila euro A. D. R. si sarebbe fatto dare interessi usurari pari a 20 mila euro.
Ma dall’esito del dibattimento non sono emerse responsabilità penali a carico del 92enne.
Le motivazioni della sentenza saranno pubblicate tra 90 giorni.
“Il mio assistito – spiega l’avvocato Paolo Troisi di Tivoli, legale dell’imputato – non ha mai avuto rapporti né ha mai stipulato accordi col denunciante, per cui non avrebbe mai potuto richiedere interessi usurari.
Se il denunciante ha avuto prestiti, non li ha avuti dal signor A. D. R.”.
“Il denunciante – prosegue l’avvocato Troisi – aveva rapporti commerciali con l’azienda amministrata dal mio assistito, tardava nei pagamenti e gli sono stati applicati degli interessi.
Il debito è rimasto immutato per due anni, dopodiché l’azienda non ha più fatto credito e ha inviato al cliente un atto di precetto.
Soltanto allora il cliente ha presentato denuncia per usura e opposizione verso il precetto davanti al Tribunale Civile di Tivoli.
Il processo penale si è concluso con l’assoluzione del mio assistito, mentre la causa civile era stata interrotta ma non è mai stata riassunta da parte del denunciante il quale non ha mai richiesto una sentenza che attestasse l’inesigibilità del credito.
Teoricamente il precetto è ancora in vita e l’azienda amministrata dal mio assistito potrebbe ancora richiedere la somma”.
“Una sentenza ingiusta – commenta lapidaria l’avvocata Maria Rosaria Loi di Gerano – L’imputato era l’amministratore dell’azienda di legnami alla quale il mio assistito ha emesso assegni”.