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Veleni nel sacco, interviene anche Unindsutria

Lo scorso 21 marzo la deputata frusinate Ilaria Fontana aveva portato il caso dei liquami nel fiume Sacco all’attenzione del Parlamento, inviando un’interrogazione al ministro Gilberto Pichetto Fratin. In merito si è espressa anche Unindustria. 

“Abbiamo appreso che lo stato di salute del fiume Sacco è stato portato all’attenzione nazionale attraverso un’apposita interrogazione parlamentare. Unindustria apprezza moltissimo questo approfondimento ed interesse, nella consapevolezza che la salvaguardia di quest’asse fluviale, al centro dell’attenzione anche per essere baricentrico rispetto alla perimetrazione dell’omonimo Sito di interesse Nazionale, possa rappresentare occasione per il rilancio del territorio, caratterizzato dalla presenza di un importante sistema produttivo”.

Ad intervenire è la Presidente di Unindustria Frosinone Miriam Diurni, che aggiunge: “Su questo tema Unindustria, come già ampiamente testimoniato nel tempo, continuerà a diffondere tra i propri associati la cultura della salvaguardia ambientale, sottolineando in ogni occasione l’importanza dell’adozione di modelli aziendali orientati alla tutela del patrimonio naturale e ad  adoperarsi  affinché le aziende siano messe in condizioni di svolgere legittimamente e nel rispetto delle regole le proprie attività.

Quindi auspichiamo, nel contempo, che pari attenzione da parte degli Enti preposti sia dedicata all’importanza strategica di adeguate  infrastrutture di  servizio,  nonché alla più volte ribadita esigenza di una semplificazione e trasparenza dei procedimenti autorizzativi soprattutto in materia ambientale: è infatti imprescindibile creare i presupposti per consentire ad un  sistema industriale di fare tutela facendo sviluppo, e sviluppo facendo tutela, nella consapevolezza  che questa sia la chiave per evitare di vedere  allontanate alternative di progresso per tutto il comprensorio di riferimento.

A titolo esemplificativo – aggiunge la Diurni –  va ricordato che, nonostante le segnalazioni avvenute nel tempo, dopo oltre 30 anni non si riesce a far attivare il depuratore di Anagni e che le aziende che si sono insediate in quell’area con la previsione di averlo a disposizione sono state costrette a provvedere autonomamente; a questo si aggiungono ora  incertezze riguardo la titolarità e l’ inadeguatezza del sistema fognario di quella zona,  i cui riflessi potrebbero addirittura mettere in discussione le procedure autorizzative e quindi la continuità operativa per le  aziende interessate.

Questioni che – conclude la Presidente di Unindustria Frosinone – se non si risolveranno quanto prima, rischieranno sempre più di depauperare il patrimonio produttivo, che a nostro avviso, invece, andrebbe tutelato e valorizzato”. 

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