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Viterbo, appalti truccati. A distanza di 10 anni sei imputati assolti per prescrizione

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Valeria Terranova

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A distanza di dieci anni, ieri sono stati assolti in appello per intervenuta prescrizione sei imputati, tra i quali due funzionari del Genio Civile, un ex sindaco e due imprenditori, condannati complessivamente a oltre dieci anni di reclusione nell’ambito del procedimento che si concluse a dicembre 2018 scaturito dall’operazione denominata Genio e sregolatezza. Gli assolti per sopraggiunta prescrizione sono: Roberto Lanzi (funzionario del Genio Civile), Adriano Santori (ex sindaco di Graffignano), Gabriela Annesi (funzionaria del Genio Civile), Luca Amedeo Girotti (imprenditore), Fabrizio Giraldo (imprenditore) e Angelo Anselmi (imprenditore). La sentenza di secondo grado che ha assolto per prescrizione i sei accusati (rappresentati, tra gli altri, dagli avvocati Roberto Massatani e Carmelo Ratano) coinvolti nel primo filone processuale sgorgato dall’inchiesta che da principio era più ampia, ha inoltre confermato la provvisionale concessa in favore del Comune di Vignanello e ridotta invece quella prevista per la Regione Lazio (ambedue parti civili).

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Al centro della vicenda processuale c’è un presunto giro di appalti pubblici assegnati ad alcuni imprenditori da parte di Roberto Lanzi, al quale in primo grado furono inflitti 3 anni e 9 mesi e confiscati beni per 5 mila e 900 euro, e Gabriela Annesi, condannata a un anno e 6 mesi, accusati di intascare tangenti in cambio della assegnazione di appalti ad alcuni imprenditori. L’ex sindaco di Graffignano, Adriano Santori, sempre in primo grado, fu condannato invece a 2 anni e 2 mesi, Luca Amedeo Girotti a un anno e Fabrizio Giraldo a un anno e sei mesi. Vennero invece assolti l’imprenditore Giuliano Bilancini e l’ex assessore di Graffignano Luciano Cardoni. L’operazione Genio e sregolatezza scattò alle prime luci dell’alba del 23 ottobre del 2012.

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Il fascicolo si aprì a seguito delle indagini che allora furono condotte dalla Forestale e coordinate dai pubblici ministeri Stefano D’Arma e Fabrizio Tucci della Procura di Viterbo. In otto finirono a giudizio, tra amministratori, imprenditori e funzionari del Genio Civile, e in quattro si costituirono parte civile. Le condanne emesse dal collegio all’epoca composto dai giudici Maria Luparelli, Giacomo Autizi e Silvia Bartollini, andarono dai 6 mesi ai 3 anni e 9 mesi, con provvisionali dai 10 ai 20 mila euro stabilite a beneficio delle parti civili. Lanzi e la collega Annesi furono obbligati, inoltre, a risarcire la Regione Lazio e il Comune di Vignanello, rispettivamente con 20 mila e 10 mila euro.

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