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Chiusa, a seguito di un sopralluogo del Nas, la casa di riposo San Raffaele Arcangelo di Bagnoregio. La relazione dei carabinieri del Nucleo tutela della salute ha infatti evidenziato diverse problematiche e carenze, a cominciare dall’aver trovato due camere con tre letti e un bagno, quando invece il regolamento prevede due soli ospiti per stanza. E ancora: nel locale infermeria non c’era la scrivania, ma soprattutto mancavano il lettino per le visite, la bilancia pesa-persone e il lavandino. Carente è risultata anche la documentazione. Come si legge nell’ordinanza di chiusura pubblicata sull’Albo pretorio del Comune di Bagnoregio, agli uomini del Nas non è stato possibile visionare alcuni documenti, nello specifico la carta dei servizi, perché conservati in una stanza chiusa a chiave.
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Sul fronte dei servizi alla persona, il sopralluogo ha riscontrato, inoltre, anche l’assenza dell’assistente sociale e dell’educatore, come previsto invece dalla normativa. Assenti, infine, anche le valutazioni periodiche relative ai singoli ospiti.
L’ordinanza di chiusura obbliga all’allontanamento degli ospiti e alla loro ricollocazione in altre strutture, “salvi i casi – si legge nell’ordinanza – in cui ci siano difficoltà”, e per i quali sono concessi novanta giorni di tempo per adeguarsi.
“Dagli atti del Comune – si legge ancora nell’ordinanza di chiusura a firma del dottor Diego Centi,titolare delle funzioni di responsabile del Settore servizio alla persona – risulta un’autorizzazione provvisoria al funzionamento della casa di riposo, rilasciata con determina numero 98 del 17 aprile 2020, con scadenza primo maggio 2021, la quale autorizzazione risulta quindi scaduta e comunque non rinnovata”.
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La casa di riposo San Raffaele Arcangelo, con delibera regionale del 21 dicembre 2021, si è fusa con altre strutture simili, dando vita all’Azienda di servizi alla persona denominata Asp Tuscia. Commissario è stato nominato Giuseppe Fraticello.
Per la struttura di Bagnoregio si apre ora un periodo complicato, non solo da un punto di vista burocratico, ma soprattutto gestionale, visto, infatti, che il sopralluogo dei Nas ha portato, come ovvia conseguenza, all’allontanamento degli ospiti, per i quali è necessario trovare strutture in grado di rispondere ai loro bisogni.
Contro l’ordinanza ci sono adesso sessanta giorni di tempo – dall’atto della pubblicazione – per ricorrere al Tar del Lazio, oppure 120 giorni per presentare ricorso straordinario al presidente della Repubblica.
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