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Dall’inizio dell’anno, in provincia di Viterbo 386 milioni di euro di risparmi sono stati bruciati a causa dell’inflazione. Si tratta della perdita del potere di acquisto dei depositi delle famiglie presso gli istituti bancari. Emerge da uno studio della Cgia di Mestre, che – applicando un’inflazione media nei primi 9 mesi dell’anno pari all’8% e ipotizzando che le famiglie abbiano mantenuto nel proprio istituto di credito gli stessi risparmi che avevano a inizio anno – ha calcolato la perdita del potere di acquisto in tutti i capoluoghi di provincia.
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A livello nazionale la stangata sarebbe di almeno 92 miliardi di euro: “A pagare il conto più salato – dice la Cgia – sono le famiglie residenti nelle grandi città. Certo, una piccolissima parte di questa perdita di potere di acquisto sicuramente verrà compensata dall’aumento degli interessi sui depositi. A seguito dell’incremento dei tassi decisi in questi dalla Bce, infatti, le banche, nella seconda parte dell’anno, stanno riconoscendo ai propri correntisti degli interessi positivi. Tuttavia, il conto da pagare è pesantissimo e colpisce maggiormente le famiglie meno abbienti”.
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Le famiglie più penalizzate sono quelle residenti nei territori più popolati “e tendenzialmente – nota la Cgia – anche con i livelli di ricchezza più elevati: a Roma, infatti, l’inflazione erode 7.42 miliardi di risparmi, a Milano 7.39, a Torino 3.85, a Napoli 3.33, a Brescia 2.24 e a Bologna 1.97. Tra le meno esposte, Enna con 156 milioni, Isernia con 153 e Crotone con 123”.
A causa dell’aumento dell’inflazione, subiscono un’impennata anche le uscite dello Stato. Nel frattempo, però, “l’incremento del gettito riscosso – ancora la Cgia – è stato molto importante. Nei primi 8 mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, le entrate tributarie erariali sono aumentate di 40.69 miliardi. Ciò è riconducibile a tre fattori: agli effetti del Decreto Rilancio e del Decreto Agosto, che tra il 2020 e il 2021 avevano disposto proroghe e sospensioni, e, in particolar modo, agli incrementi dei prezzi al consumo che hanno spinto all’insù il gettito dell’Iva”.
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