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Viterbo, droga dello stupro. Russo a processo, la perizia: “Sono mille dosi”

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Valeria Terranova

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Ordinò su internet un litro di droga dello stupro dal quale avrebbe potuto ricavare mille dosi. È questa la conclusione del perito al quale a giugno scorso fu commissionata una perizia tossicologica sulla sostanza che un trentenne, di origini russe, ma residente a Carbognano, acquistò per 80 euro su un sito olandese e se la fece recapitare a casa, non sapendo che ad attendere la consegna della spedizione ci sarebbero stati anche gli uomini della polizia. Secondo le ricostruzioni, gli agenti sarebbero venuti a conoscenza di una plico sospetto, partito alcuni giorni prima dall’Olanda e destinato proprio al trentenne. Una volta intercettato il pacco in arrivo dai Paesi Bassi e identificato il corriere espresso che lo avrebbe recapitato, i poliziotti si appostarono nei pressi dell’abitazione dell’imputato, in attesa che la spedizione giungesse a destinazione nelle mani del trentenne. All’arrivo del fattorino gli agenti colsero di sorpresa l’imputato, aprendo il plico e perquisendone il contenuto, rinvenendo un flacone da 1000 ml, contrassegnato dall’etichetta del marchio Multi Gel Remover, che all’apparenza lo faceva sembrare un banale solvente a base di acetone, ma in realtà mascherava la GBL, acronimo utilizzato per indicare il principio attivo Gamma-Butirrolattone, composto tristemente e drammaticamente conosciuto come droga dello stupro. Nello specifico, si tratta di un solvente industriale vietato da alcuni anni in diversi stati europei tra i quali l’Italia, al contrario dell’Olanda, dove invece viene venduto legalmente a costi relativamente modici.

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È una droga particolarmente pericolosa, che si presenta in forma gelificata ed è incolore, inodore e insapore, e che inibisce i sensi e provoca perdite di coscienza, rendendo le potenziali vittime di abusi sessuali facilmente manipolabili. Se mescolata a bevande anche in piccole quantità è sufficiente a provocare in pochi minuti effetti sedativi, dissociativi, ipnotici, amnesici, annientando i freni inibitori, fino a causare anche la morte nei casi più gravi. Sei mesi fa il trentenne fu tratto in arresto dai poliziotti, fermo che è stato convalidato dal giudice in sede di udienza direttissima, per poi essere spedito agli arresti domiciliari. Il dibattimento a carico del giovane, il quale avrebbe un passato di tossico dipendenza, e che è assistito dall’avvocato Franco Taurchini, riprenderà dopo le ferie natalizie. Intanto la difesa sarebbe propensa a chiedere un rito abbreviato condizionato all’ascolto di un testimone. Si torna in aula il 19 gennaio. 

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