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Viterbo, ex casermette prima demolite poi rifatte nello stile originario

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Massimiliano Conti

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Prima abbattere e poi ricostruire in modo posticcio nello stile originario. Chissà cosa avrebbe pensato Cesare Brandi, il grande storico dell’arte e autore della moderna teoria del restauro, della scelta dell’Università della Tuscia riguardo le ex casermette di via Palmanova, significativa testimonianza di archeologia industriale rasa al suolo nel luglio 2021 nell’ambito del progetto di “recupero integrale” dell’area intrapreso dall’ateneo viterbese per ricavarne aule universitarie, uffici e sale riunioni. Nell’avviso pubblicato all’albo pretorio dell’ateneo, finalizzato ad acquisire manifestazioni di interesse “per la partecipazione alla gara per l’affidamento dei lavori”, si legge infatti testualmente che l’intervento dovrà riproporre “nelle facciate esterne la ricostruzione di un fabbricato realizzato alla fine degli anni Trenta dello scorso secolo, ed edificato con interessanti profili architettonici riconducibili ad una architettura di tipo archeologico industriale”.

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Non sapremo mai cosa avrebbe pensato Brandi, ma sappiamo invece cosa ne pensa Paolo Pelliccia, commissario straordinario del consorzio biblioteche, che a suo tempo, dalle colonne del periodico Biblioteca e Società, era insorto contro la demolizione di un mirabile esempio di architettura razionalista. Pelliccia da un lato prende atto con soddisfazione del “ravvedimento operoso” dell’Unitus, che evidentemente – nel riconoscere l’importanza del manufatto in questione – ammette implicitamente l’errore di averlo demolito; dall’altro si augura che la toppa non sia però peggiore del buco. “Sarà interessante conoscere i nomi dei professionisti incaricati”, avverte il commissario del consorzio biblioteche, secondo cui il danno è ormai stato compiuto e non c’è ricostruzione in stile che tenga: “Con tanti mostri da abbattere che ci sono a Viterbo – continua Pelliccia – si è andati a demolire un’architettura militare di enorme importanza storica. In questi casi non c’è Sovrintendenza che possa dare il suo benestare: gli esterni di edifici come le ex casermette di via Palmanova sono intoccabili, si può intervenire solo negli interni laddove essi risultino pericolanti. La cosa ancora più sconcertante di tutta questa vicenda è che questa operazione avvenga in una città che ha istituito l’assessorato alla bellezza e che a condurla sia un ente culturale come l’Università”.

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Per la cronaca la ricostruzione delle casermette costerà 2,5 milioni di euro. Il termine per la presentazione delle manifestazioni di interesse (almeno 10) scade alle ore 10 del 21 novembre. Come si legge sempre nell’avviso pubblico “il corpo di fabbrica sarà articolato su due piani della superficie complessiva lorda di 1.796,5 metri quadrati e corredato da una pertinenza esterna di circa 1.800 metri quadrati”.

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