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“A novembre dell’anno scorso mi ha aggredito al termine di una serata trascorsa con gli amici. Si era infastidito per delle frasi che aveva sentito e mi ha preso a schiaffi e pugni. Così sono uscita di casa e mi sono rifugiata nel ristorante che avevamo lasciato da poco per aspettare i soccorsi con il titolare perché avevo il volto insanguinato”.
Picchiata a sangue dal compagno, in aula il racconto della mamma
Così è iniziata la drammatica testimonianza di una trentenne della provincia, massacrata di botte dal fidanzato, finito a giudizio davanti al collegio presieduto dal giudice Elisabetta Massini. La vittima, parte civile nel dibattimento con l’avvocato Dominga Martines, ha reso la propria deposizione protetta da un paravento. “Quando era ubriaco sentiva delle voci che non esistevano – ha continuato la giovane -. All’arrivo del 118 fui accompagnata al pronto soccorso. In quel periodo ero in stato interessante ma ho perso il bambino”.Successivamente l’imputato, difeso dall’avvocato Domenico Gorziglia, sarebbe tornato da lei a chiedere perdono per ricucire il rapporto.
Perseguitano e minacciano di morte l’uomo che li aveva aiutati e sfamati, alla sbarra
“Una sera eravamo a casa e lui aveva bevuto – ha proseguito la vittima -. Si innervosì dopo aver parlato con la sua ex compagna a causa dei figli. Mentre cercavo di farlo ragionare lui cominciò a insultarmi, dandomi della ‘puttana’, dicendomi che ero contro di lui come i suoi familiari e mi minacciò di morte. In quel frangente mi lanciò addosso un lettino sistemato nella sala da pranzo e cercò di strangolarmi. Mi strappò il cellulare dalle mani perché ero già intenta a chiamare i carabinieri. Il giorno dopo andai a farmi refertare, ma a metà gennaio tornò chiedendomi di sposarlo e ci riappacificammo”.
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