Grande festa nella Capitale per celebrare i trent’anni di Juppiter, nata a Capranica come centro giovanile della Fondazione Exodus di don Antonio Mazzi. Sono circa centomila i ragazzi che ogni anno, da tutta Italia, partecipano a laboratori artistici, attività educative, sportive e a qualunque altra iniziativa per esprimersi, condividere e crescere. Un legame con le scuole, le comunità e i territori che dura da trent’anni ininterrotti. Juppiter ha spento le sue 30 candeline in Campidoglio, in un anniversario-evento intitolato – parafrasando Jannacci – “Trent’anni senza andare fuori tempo”, che è stato anche l’occasione per presentare il primo libro di Juppiter edizioni, “Piccole storie nella pancia di Dio”.
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A fare gli onori di casa il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, che si è soffermato su uno dei tratti distintivi dell’associazione: l’inclusività. “Bisogna essere capaci di partire prima dai fragili e mettersi nei loro panni: tutti noi staremmo meglio – ha detto Gualtieri -. C’è bisogno di corpi intermedi che pratichino inclusione e valorizzazione dei giovani”. Duecento ragazzi – una piccola rappresentanza dei tanti che partecipano alle iniziative di Juppiter – hanno ballato e cantato nella Sala della Protomoteca. Una festa per i giovani e per gli amici di sempre dell’associazione, intervenuti da remoto e in presenza. Tra i nuovi amici, presente in Campidoglio la giornalista del Tg1 Valentina Bisti, che ha letto due storie tratte dal libro. L’inviato di Avvenire, Pino Ciociola, ha lanciato l’idea di dare vita al giornale di Juppiter, e il regista e conduttore televisivo Pif ha mandato un video messaggio. Don Mazzi scherza sul “mistero del nome”: “Non saprò mai perché l’avete chiamata Juppiter, ma pazienza. E’ nata spontaneamente e naturalmente: oggi raccoglie a 360 gradi il mondo dei giovani. E’ la bellezza di quello che chiamiamo terzo settore e che io ho sempre chiamato speranza”.
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“Il segreto – ha concluso il presidente Salvatore Regoli – credo sia nelle parole di Don Mazzi, quando ci dice che ogni tre anni dobbiamo rifare tutto nuovo, ripensare da capo le attività e l’approccio con i ragazzi”.