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Trent’anni in prima linea accanto ai giovani. Trent’anni di progetti, idee, successi, ma anche sconfitte. Trent’anni nei quali centinaia di migliaia di ragazzi si sono avvicinati, hanno aderito, fino a diventare adulti consapevoli e con progetti e passioni da realizzare. Tutto questo è stata ed è Juppiter, l’associazione nata a Capranica sulla scia della Fondazione Exodus di don Antonio Mazzi, che ha celebrato la ricorrenza delle trenta candeline a Roma, in Campidoglio.
In 700 per il trentesimo compleanno di Juppiter
“Non saprò mai perché l’avete chiamata Juppiter, ma pazienza”: così don Antonio Mazzi ha esordito nel suo intervento alla festa di Juppiter. “In realtà – spiega il presidente dell’associazione Salvatore Regoli – don Antonio lo sa bene. Non poteva chiamarsi Exodus perché la Fondazione di don Mazzi trent’anni fa si occupava prevalentemente di tossicodipendenza. E lui ci disse: ‘Non possiamo limitarci a raccogliere i cocci’. E così è nata Juppiter che si occupa di prevenzione. I ragazzi si avvicinano a noi perché magari vogliono fare teatro o musica, poi scoprono altre passioni, le seguono fino a farle diventare il loro progetto di vita”.
Apre le porte la scuola-villaggio ideata da don Mazzi
Un esempio per spiegare il concetto è la storia di un ragazzo che si presentò all’associazione perché voleva suonare la chitarra. “Ad un certo punto – racconta Regoli – scoprì due cose: la passione per la chitarra classica e l’amicizia di un ragazzo autistico. I due divennero molto amici, tanto da organizzare insieme gite e uscite. Oggi quel ragazzo appassionato di chitarra si è diplomato al conservatorio e si occupa attivamente dell’aiuto ai ragazzi autistici”.
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