C’è anche una donna viterbese tra le 64 persone per le quali la Procura della Repubblica di Napoli ha chiesto il rinvio a giudizio al termine di un’indagine condotta su vaccini falsamente inoculati e relativo giro di denaro.
I fatti si sarebbero verificati nell’hub vaccinale della “Fagianeria” del Museo di Capodimonte, le persone indagate sono accusate in concorso di corruzione e false attestazioni, poiché gli incaricati di pubblico servizio (medici ed infermieri), avrebbero attestato falsamente l’avvenuta inoculazione dei vaccini in cambio di denaro: le somme che si facevano consegnare andavano da 150 fino a 700 euro.
La viterbese indagata – una donna di 58 anni – è difesa dall’avvocato Francesca Golia; non è noto se si tratti di operatrice sanitaria o abbia un altro ruolo all’interno della struttura sanitaria partenopea; gli altri coinvolti nell’inchiesta sono perlopiù soggetti provenienti dalla Campania.
Il 1° dicembre, presso il Tribunale di Napoli, è stata fissata l’udienza preliminare in relazione alla richiesta di rinvio a giudizio.
L’inchiesta diretta dal pm Henry John Woodcock ha rivelato che pagando 150 euro i sanitari coinvolti non infilavano l’ago nel braccio del paziente ma scaricavano il vaccino nel batuffolo di ovatta appoggiato sulla spalla. Con questo sistema, decine di persone No Vax – comprese molte che per categoria di lavoro sarebbero state obbligate a sottoporsi al vaccino – avrebbero ottenuto il green pass senza vaccinarsi realmente.