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Frode offshore su cellulari rivenduti a Viterbo. Sequestrato 1,1 milione di euro

Cellulari prodotti a Hong Kong, importati a Malta dalla Germania con uno speciale regime fiscale, rivenduti a una società di Verbania – ma in realtà operativa dalla Spagna – e infine ceduti una quarta volta come usati a Viterbo, frodando l’Iva per 1,2 milioni di euro. E’ uno schema offshore sui telefonini e devices ’ricondizionatì, attuato su siti di e-commerce e marketplace, quello scoperto dalla Guardia di Finanza di Verbania con l’operazione MelaMarcia. Un giro d’affari da almeno 6 milioni di euro orchestrato da 4 soggetti, uno dei quali stabile a Malta. Il Gip di Verbania ha emesso nei loro confronti un decreto di sequestro preventivo e sono stati ’congelatì beni per 1,1 milioni di cui 12 fra abitazioni e terreni, 4 auto, 2 moto, disponibilità finanziarie e conti e una società.

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Le indagini delle fiamme gialle sono durate oltre due anni e hanno permesso d’individuare una società operante prima a Cannero Riviera (Verbania) e poi a Novara, ma di fatto condotta da Las Palmas (Spagna), che avrebbe praticato con l’inganno dei prezzi concorrenziali su devices rigenerati. Gli approfondimenti svolti con acquisizioni documentali, riscontri bancari e la collaborazione degli organi maltesi, hanno portato a ricostruire l’intera filiera commerciale sin dall’origine asiatica (Hong Kong) dei telefonini. I cellulari venivano importati da un deposito doganale in Germania verso una società di diritto maltese gestita da due soggetti di Viterbo, uno dei quali fisso nell’Isola. L’attività di import avveniva utilizzando il Regime Doganale 42’ un particolare regime fiscale che consente l’immissione in libera pratica senza il pagamento dell’Iva al momento dell’importazione nell’Unione europea.

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Poi venivano venduti in reverse charme alla società verbanese che fungeva da filtro della catena, perché a sua volta cedeva gli stessi stock di devices (per quasi 6 milioni di euro) a un’azienda di Viterbo collegata alla maltese e gestita dagli stessi imprenditori, ma cambiandone il trattamento fiscale. Si optava per il regime del margine, un regime speciale dell’Iva previsto per il commercio di beni usati. È in questo passaggio che non veniva pagata l’imposta dovuta per rendere i beni comunitari e quindi usati. Uno stratagemma contabile – secondo i baschi verbi e le procura di Verbania e di Viterbo – che permetteva di eludere 1,2 milioni di Iva, facendo abbassare artificialmente i prezzi di vendita dei telefonini. Così si concretizzava una vera e propria concorrenza sleale e ingiusti profitti con grave danno al Fisco.

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